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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Bar e ristoranti “mission impossible”: aumenti di tasse fino al 300%. Ne parla il presidente Focone

Bar e ristoranti “mission impossible”: aumenti di tasse fino al 300%. Ne parla il presidente Focone

Pordenone (nostra intervista) – Missione impossibile oggi gestire un bar o un ristorante, specialmente nei centri storici: tasse, divieti, responsabilità, ed ora anche problemi di sicurezza. Non è un mistero che molti,  nella categoria, meditino di chiudere l'attività in Italia e riaprirla nelle vicine Slovenia ed Austria, dove tasse e vincoli sono quanto meno proporzionati all'attività.

“Lo Stato in Italia non è amico delle aziende, gli è nemico!” dice Enrico Focone, presidente provinciale Pubblici Esercizi Ascom di Pordenone, che abbiamo intervistato giovedì 12 settembre per avere un quadro della situazione alla vigilia di un autunno che si annuncia caldissimo per gli esercenti.

“Stanno arrivando in questi giorni le cartelle di pagamento per l'anticipo della Tares (servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, ndr). Per bar e ristoranti gli aumenti medi sono del 300%. Per il mio bar pagavo 590 euro l'anno di Tares; il prossimo anno dovrò pagare tre volte tanto, e, da subito, un anticipo di 1100 euro”.

“È come se per questo bicchiere di Prosecco che lei beve le chiedessi, oltre al prezzo attuale, anche un sovrapprezzo per quello che berrà l'anno prossimo. Lei mi darebbe del pazzo. E poi: l'anno prossimo saremo ancora aperti?”.

“Sono già 6, quest'anno, i pubblici esercizi che hanno chiuso i battenti nel centro di Pordenone – prosegue Focone – e altrove le cose non vanno meglio. Se poi aggiungiamo che per passeggiare 3 ore in centro città bisogna pagare 5 euro di posteggio, è inutile che ci lamentiamo che i centri cittadini sono deserti”.

Famiglie e giovani decidono così di andare nei centri commerciali, dove il posteggio è gratuito e gli esercizi all'interno propongono offerte speciali per colazioni e snack, a prezzi stracciati.

“È più che comprensibile che i consumatori, a loro volta tartassati da IVA e Irpef, scelgano soluzioni più economiche. Se lo Stato continua ad aumentare l'IVA, una tazzina di caffè dovrò farla pagare 2 euro, diventerà un lusso e anziché 10 tazzine ne servirò forse 5. Non so come si possa parlare di ripresa economica”.

Centri storici spopolati sono anche centri storici poco sicuri.

Racconta Focone: “Già alle sette di sera in certe zone del centro si aggirano persone in stato di ubriachezza e tossicodipendenti. Per chi gestisce un bar si pone il problema della sicurezza. Ben vengano i controlli e la polizia, ma il punto non è questo. Prima di tutto bisogna far tornare al centro cittadini e famiglie che passeggiano e fanno acquisti”.

La questione della somministrazione degli alcolici, specie nel periodo estivo, si è spesso posta in città, con massicci controlli e pesanti sanzioni, in taluni casi.

Afferma Enrico Focone: “Noi pubblici esercenti siamo tenuti al rispetto di regole molto rigide e per certi versi ci viene attribuita una responsabilità che non dovrebbe competerci”.

“Noi non siamo certo dalla parte di chi non rispetta le regole! - sottolinea Focone - Non possiamo somministrare bevande alcoliche ai minorenni; chiediamo quindi sempre i documenti in caso di dubbio”.

“Tuttavia un maggiorenne può acquistare il bicchiere di vino o birra e portarlo all'esterno, e qui porgerlo al minorenne. Il bar a quel punto cosa può farci? E invece per la legge il barista è responsabile anche per quello che avviene nelle pertinenze del locale”.

“Nel bar è capitato - racconta ancora il presidente - che un padre abbia ordinato una “radler” per il figlio quattordicenne, e noi non abbiamo soddisfatto la sua richiesta; ma non possiamo sostituirci alle famiglie per educare i ragazzi a non abusare dell'alcol; non è compito nostro”.

Le imprese del settore sono dunque a rischio su più fronti: “Le aziende sono l'unica realtà in grado di far andare avanti il Paese. Senza impresa sicura non c'è lavoro sicuro. Se lo Stato non riduce il cuneo fiscale, come potrà un'impresa assumere? Su 1000 euro di salari, paghiamo altrettanto di contributi. - Conclude Focone. - Siamo arrivati al punto che dobbiamo chiedere prestiti alle banche per pagare le tasse”.



 

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