Economia
La Selex ES manda in cassa integrazione 1822 lavoratori. Coinvolta anche la sede di Ronchi
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Venerdì, 07 Giugno 2013 15:02
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Gorizia - La Selex Electronic Systems (azienda del gruppo Finmeccanica) ha annunciato ai sindacati il piano di riorganizzazione, che prevede la messa in cassa integrazione guadagni a zero ore di 1.822 lavoratori.
La riorganizzazione che prevede la chiusura di 22 siti, secondo Massimo Masat, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per il gruppo Finmeccanica, è "inaccettabile". Nell'incontro del 6 giugno all'Unione degli Industriali di Roma è stato inoltre annunciato che oltre ai 1.822 dipendenti in cassa integrazione a zero ore "per circa altri 10.000 tra lavoratrici e lavoratori è previsto - aggiunge Masat - il ricorso a 4 ore di cassa integrazione settimanali".
Per la Fiom questo piano non è "una base di discussione e ha chiesto a Selex ES di ritirarlo. Per noi occorre invece utilizzare strumenti come i contratti di solidarietà che consentano di ripartire la riduzione di orario su un numero certo più ampio di lavoratori, ma in termini meno devastanti, e di ridurre il numero dei siti di cui sia prevista la chiusura integrale".
Inoltre "il programma presentato da Selex ES è inaccettabile proprio perché divide l'azienda in due: da una parte i lavoratori che dovrebbero stare per due anni a casa a zero ore, dall'altra quelli che dovrebbero fronteggiare una messa in Cig per quattro ore settimanali. Tutto ciò è in realtà frutto di errori industriali prodotti dal management delle tre aziende - conclude il sindacalista - attualmente fuse in Selex ES".
Nel piano di ristrutturazione è coinvolta anche la Selex Es di Ronchi dei Legionari. Le Rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento ronchese hanno comunicato l'intenzione della proprietà di procedere con 33 esuberi (13 mobilità volontarie e 20 in cassa integrazione a zero ore) e di prevedere una cassa integrazione collettiva di 4 ore ogni venerdì.
Un segnale che ha fatto scattare un campanello d'allarme tra i lavoratori. "La nostra maggiore preoccupazione è che questi provvedimenti di fatto sconfessano il piano industriale – ha spiegato Flavio De Crignis a nome di tutte le Rsu – che prevede un rapporto tra lavoratori diretti e indiretti rispettivamente del 75 e 25 per cento del totale. A Ronchi questi numeri li abbiamo già, siamo al 20 e 80 per cento. Dunque, perché si va a toccare questa situazione? Siamo un'impresa di eccellenza, con i conti in ordine. Non è accettabile mandare a casa 22 persone in due anni".
Al riguardo sarà presentata un'interrogazione in Consiglio regionale.