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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

La Selex ES manda in cassa integrazione 1822 lavoratori. Coinvolta anche la sede di Ronchi

La Selex ES manda in cassa integrazione 1822 lavoratori. Coinvolta anche la sede di Ronchi

Gorizia - La Selex Electronic Systems (azienda del gruppo Finmeccanica) ha annunciato ai sindacati il piano di riorganizzazione, che prevede la messa in cassa integrazione guadagni a zero ore di 1.822 lavoratori.

La riorganizzazione che prevede la chiusura di 22 siti, secondo Massimo Masat, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per il gruppo Finmeccanica, è "inaccettabile". Nell'incontro del 6 giugno all'Unione degli Industriali di Roma è stato inoltre annunciato che oltre ai 1.822 dipendenti in cassa integrazione a zero ore "per circa altri 10.000 tra lavoratrici e lavoratori è previsto - aggiunge Masat - il ricorso a 4 ore di cassa integrazione settimanali".

Per la Fiom questo piano non è "una base di discussione e ha chiesto a Selex ES di ritirarlo. Per noi occorre invece utilizzare strumenti come i contratti di solidarietà che consentano di ripartire la riduzione di orario su un numero certo più ampio di lavoratori, ma in termini meno devastanti, e di ridurre il numero dei siti di cui sia prevista la chiusura integrale".

Inoltre "il programma presentato da Selex ES è inaccettabile proprio perché divide l'azienda in due: da una parte i lavoratori che dovrebbero stare per due anni a casa a zero ore, dall'altra quelli che dovrebbero fronteggiare una messa in Cig per quattro ore settimanali. Tutto ciò è in realtà frutto di errori industriali prodotti dal management delle tre aziende - conclude il sindacalista - attualmente fuse in Selex ES".

Nel piano di ristrutturazione è coinvolta anche la Selex Es di Ronchi dei Legionari. Le Rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento ronchese hanno comunicato l'intenzione della proprietà di procedere con 33 esuberi (13 mobilità volontarie e 20 in cassa integrazione a zero ore) e di prevedere una cassa integrazione collettiva di 4 ore ogni venerdì.

Un segnale che ha fatto scattare un campanello d'allarme tra i lavoratori. "La nostra maggiore preoccupazione è che questi provvedimenti di fatto sconfessano il piano industriale – ha spiegato Flavio De Crignis a nome di tutte le Rsu – che prevede un rapporto tra lavoratori diretti e indiretti rispettivamente del 75 e 25 per cento del totale. A Ronchi questi numeri li abbiamo già, siamo al 20 e 80 per cento. Dunque, perché si va a toccare questa situazione? Siamo un'impresa di eccellenza, con i conti in ordine. Non è accettabile mandare a casa 22 persone in due anni".

Al riguardo sarà presentata un'interrogazione in Consiglio regionale.

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