Grotte inquinate, gli speleologi denunciano. Stanziati 30mila euro ma controlli ancora al palo
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Lunedì, 22 Giugno 2015 12:50
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - “Come fa l’Arpa ad affermare che nelle grotte ci potrebbero essere esplosivi, sostanze asfissianti o tossiche se non sono mai state fatte indagini approfondite?”
Furio Premiani, presidente della Federazione Speleologica Triestina, rigetta con forza le dichiarazioni rese dall’Arpa in merito all’inquinamento delle grotte triestine e sostiene che i 30.000 euro stanziati dal Comune di Trieste sarebbero dovuti servire per eseguire finalmente delle indagini conoscitive sulle reali dimensioni del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti nelle grotte del Carso. “Ma spiace venire a conoscenza che tutto è fermo a causa di un assurdo scaricabile tra gli enti coinvolti”.
L’Arpa, infatti, stando a quanto dichiarato dall’Assessore all’ambiente del Comune di Trieste, Umberto Laureni, dovrebbe, per competenza, svolgere “le indagini conoscitive sullo stato di inquinamento delle grotte al fine di valutare l’entità del problema e programmare per il futuro interventi mirati di bonifica”.
L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, però, ha fatto sapere, tramite una nota pubblicata sul quotidiano “Il Piccolo” l’11 giugno scorso, di non essere in grado di “effettuare i prelievi dei campioni di materiale inquinante e di rifiuti all’interno delle cavità, dov’è possibile la presenza di esplosivi, sostanze asfissianti o tossiche. Tali prelievi potrebbero essere effettuai da altri organismi come, ad esempio, Vigili del Fuoco o Polizia”.
Da qui la reazione della Federazione Speleologica Triestina, diffusa in una nota inviata alle redazioni il 22 giugno.
“Su quali basi si possono fare simili affermazioni? – prosegue Furio Premiani nella nota. – Sul sentito dire? Su voci che girano senza conferme? Anche se non rientrerebbe nei nostri compiti, noi speleologi abbiamo comunque pulito venti grotte e tre doline nel corso degli anni: posso assicurare che non abbiamo mai trovato nulla di esplosivo, asfissiante o tossico”.
L’unico accenno alla presenza di “ordigni bellici” nelle grotte si trova nel verbale di una riunione del 4 giugno 2012 dedicata all’inquinamento ipogeo. All’incontro parteciparono rappresentanti del Comune di Trieste e di Sgonico, dell’Arpa, dell’A.S.S. n. 1 Triestina, del Catasto grotte, del Corpo Forestale dello Stato e del Servizio beni paesaggistici.
“Tale affermazione è però, per quello che ne sappiamo, priva di fondamento – ribadisce Premiani – inoltre si sarebbe dovuta tenere un’ulteriore riunione il 25 giugno 2012 con la partecipazione dell’Ispettorato provinciale dei Vigili del Fuoco e degli artificieri della Polizia di Stato, ma a quanto ci risulta non è mai stata fatta o, comunque, non ci è stato comunicato nulla in merito”.
La Federazione Speleologica Triestina, nella nota, ribadisce con forza l’urgenza di sbloccare l’assurda e pericolosa situazione venutasi a creare.
“Solo gli speleologi, infatti, possono garantire l’esperienza e le capacità per scendere nelle grotte ed effettuare quelle indagini conoscitive per le quali erano stati stanziati i 30.000 euro – conclude Furio Premiani – così le grotte restano abbandonate al loro destino, nella più totale indifferenza. Ricordo che se nessuno si muove le nostre grotte potrebbero lentamente diventare un serio pericolo per le falde acquifere”.