39 anni fa il terremoto in Friuli. Soccorsi e ricostruzione furono modello
- Dettagli
- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Mercoledì, 06 Maggio 2015 10:25
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
- Visite: 878
Trieste - Il 6 maggio 1976 in Friuli la terra trema. Alle 21.00 un terremoto di magnitudo 6,4 della scala Richter, e intensità pari al IX-X grado della scala Mercalli, colpisce un’area di 5.700 chilometri quadrati. 59 tragici secondi dura la scossa principale. La zona a nord di Udine è la più colpita: Gemona, Venzone, Osoppo (solo per citarne alcuni) subiscono gli effetti più distruttivi. I danni sono immensi, stimati per 4.500 miliardi di lire. 989 le vittime. Circa 3.000 i feriti. Quasi 200.000 persone perdono la casa.
"Il patrimonio di valori della ricostruzione dopo il sisma del 1976, ovvero lo slancio, la caparbietà, la capacità d'intervento e l'etica, tutti elementi del 'modello Friuli' di ricostruzione sociale ed economica, sono l'attuale tesoro a cui attingere in periodi di crisi e ripartenza - ha detto la presidente della Regione Debora Serracchiani nel ricordare l'evento. - I principi che hanno guidato la rinascita del Friuli vanno ritrovati e gelosamente conservati".
“Il terremoto che nel 1976 ha colpito il Friuli Venezia Giulia ha rappresentato una chiave di volta per la sismologia in Italia e anche per la gestione del territorio. Dopo il terremoto del Friuli è nata, infatti, la Protezione Civile ed è iniziata la raccolta sistematica dei dati, prima a livello regionale e poi nazionale, e gli esperti di scienze della terra hanno cominciato a fare rete per studiare in maniera globale il fenomeno terremoto”. Lo afferma Dario Slejko, sismologo dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), operativo all’epoca in cui quella lunga scossa (durata ben 59 secondi) la sera del 6 maggio 1976 ha fatto tremare il cuore della regione.
Fu proprio la stazione dell’OGS di Trieste a localizzare principalmente le scosse. Il primo strumento per lo studio dei terremoti fu installato infatti nel capoluogo giuliano nel 1906: e può essere considerato il primo tassello della rete sismometrica inaugurata poi dall’OGS il 6 maggio 1977, esattamente un anno dopo il terremoto, per seguire la sequenza sismica ancora in corso e più in generale documentare la sismicità regionale.
“Il Centro di Ricerche Sismologiche dell’OGS è figlio del terremoto” afferma Marco Mucciarelli, direttore del CRS. “E oggi dispone di una rete per il monitoraggio sismico dell'Italia nord-orientale, consente di individuare le aree sismicamente attive di FVG, Veneto e provincia di Trento e fornisce un sistema di allarme sismico a supporto alla Protezione Civile regionale. Il sistema automatico di allerta oggi funziona in tempi impensabili 39 anni fa: è in grado infatti di fornire dopo poche decine di secondi dall’evento sismico la localizzazione e la magnitudo alla sala operativa della Protezione Civile e tutto questo dà maggiore efficacia ai soccorsi”.
Da mercoledì 6 maggio l’OGS dà il via a una serie di eventi per ricordare il terremoto del Friuli e diffondere strategie di riduzione dei rischi naturali. Fronte sul quale l’OGS è attivo da anni, nell’ambito di iniziative finanziate dalla Protezione Civile Nazionale e dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Il primo incontro dedicato alla memoria e mirato alla consapevolezza è una video lezione, disponibile dalle ore 9 di mercoledì 6 maggio sul sito dell'Istituto (www.inogs.it; versoi40anni.wordpress.com). I sismologi dell'OGS, interagendo con gli studenti dell'Isis Malignani di Udine, ricostruiscono la storia del terremoto di 39 anni fa e illustrano le strategie da adottare per ridurre i rischi e non essere impreparati nei confronti di un terremoto futuro.
Qui tutte le iniziative in programma http://www.ogs.trieste.it/sites/default/files/locandina_0.pdf