"La gente deve sapere la provenienza di ciò che beve o mangia". Presidio al Brennero, il FVG c'è
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Mercoledì, 04 Dicembre 2013 11:49
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Bolzano - Mercoledì 4 dicembre dalle 9 circa 1500 allevatori e coltivatori della Coldiretti, provenienti da tutte le regioni, anche con i loro trattori, stanno presidiando il valico del Brennero nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane.
Autobotti, camion frigo, container vengono verificati dagli agricoltori e dagli allevatori per smascherare il "finto made in Italy" diretto sulle tavole in vista del Natale, all’insaputa dei consumatori, per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti.
Attraverso il valico del Brennero giungono in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri ma anche milioni di cosce di maiale per fare i prosciutti, conserve di pomodoro, succhi di frutta concentrati e altri prodotti che, come dimostra il dossier elaborato dalla Coldiretti per l’occasione, stanno provocando la chiusura delle stalle e delle aziende agricole con la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Il presidente di Coldiretti nazionale Roberto Moncalvo guida il presidio, che si svolge in stretta collaborazione con le forze dell’ordine presenti in frontiera.
Il campo base è l'area di parcheggio “Brennero” al km 1 dell'autostrada del Brennero – direzione sud (Austria-Italia).
Al Brennero è presente anche una delegazione del Friuli Venezia Giulia, guidata da Dario Ermacora ed Angelo Corsetti, composta da 150 giovani imprenditori agricoli di Impresa Verde Giovani di Coldiretti.
In collegamento diretto con il Brennero, nel centro della Food Valley italiana a Reggio Emilia, con corteo dalle 10.30 e conclusione in piazza S. Prospero, migliaia di allevatori manifestano per salvare il vero prosciutto italiano assunto a simbolo della difesa del made in Italy nei confronti delle imitazioni provenienti dall’estero.
Anche a Reggio Emilia è presente una delegazione di Coldiretti del Friuli Venezia Giulia guidata dai presidenti di Udine, Rosanna Clocchiatti, di Pordenone Cesare Bertoia, di Gorizia Antonio Bressan, di Trieste Dimitri Zbogar, e dai direttori di Gorizia-Trieste Ivo Bozzato e di Pordenone Claudio Bressanutti. A Reggio Emilia ci sono anche rappresentanti della Provincia di Pordenone e di una quarantina di amministrazioni comunali del Fvg con i gonfaloni.
Con la crisi sono state chiuse in Italia quasi 140mila stalle e aziende, anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall'estero, che vengono spacciati come Made in Italy. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi del 2013 rispetto all'inizio della crisi nel 2007.
Solo nell'ultimo anno - sottolinea Coldiretti - sono scomparse 32.500 stalle e aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne, con impatti devastanti sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. La chiusura di un'azienda agricola significa infatti maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all'incuria e alla cementificazione. Anche la nostra Regione è pesantemente provata dalla crisi agricola: le vicende delle Latterie Friulane insegnano.
Sono i drammatici effetti di quelli che, secondo il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, sono "i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l'agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente".
"Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all'economia all'ambiente e alla salute", afferma Moncalvo nel denunciare che "l'invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi piu' prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attivita' produttive".
Oggi anche a causa delle importazioni di minor qualità l'Italia - sottolinea la Coldiretti - produce appena il 70 per cento dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 per cento del latte e carne, il 50 del grano tenero destinato al pane, il 40 del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l'80 della soia mentre siamo autosufficienti solo per ortofrutta, vino, pollame.
La colpa è di un modello di sviluppo industriale sbagliato che ha tagliato del 15% le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che è aumentata la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento alimentare.
Dall'inizio della crisi a oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall'estero sono aumentate in valore del 22%, secondo un'analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi otto mesi del 2013.
Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16%, mentre le importazioni di cereali, pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani, hanno fatto registrare addirittura un vero e proprio boom (+45 per cento), con un +24% per il grano e un +49% per il riso.
Aumenta anche l'import di latte, +26%, anch'esso destinato a diventare magicamente made in Italy. Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33%, con un vero e proprio boom per il pomodoro fresco (+59%), ma cresce anche quello concentrato (+32%). Aumentano anche gli arrivi di succo di frutta dall'estero, +16%.
Al Brennero stanno sfidando il freddo con temperature decisamente sotto lo zero circa 1.500 agricoltori e allevatori della Coldiretti. "Sono arrivati pullman da tutta Italia, Sardegna e Sicilia comprese. Al momento siamo in 1.500 ma altrettanti arriveranno per il turno del pomeriggio - ha detto ai giornalisti il presidente del Trentino Alto Adige della Coldiretti, Danilo Merz, che attualmente si trova al passo del Brennero a un chilometro dal confine austriaco - al momento stiamo fermando i tir, in particolare quelli con la cella frigo e quelli con cisterna.
"Noi non siamo contro l'arrivo della merce dall'estero ma lo scambio deve essere corretto e soprattutto chiediamo correttezza nell'origine dei prodotti. Se il latte arriva, per esempio, dalla Polonia, quando arriva in Italia non può essere considerato come latte italiano. La gente deve sapere la provenienza di ciò che beve o mangia. Nel corso delle prossime ore decideremo se proseguire anche oltre alla giornata di domani".