Minibond, crowdfunding, quotazione in borsa, equity, se ne parla al Future Forum
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- Categoria: Attualità
- Pubblicato Giovedì, 17 Ottobre 2013 09:55
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Udine - Imprese italiane per il 95% con meno di 10 dipendenti, con bassa patrimonializzazione (la quota di patrimonio è di oltre 10 punti inferiore a quella delle francesi e britanniche), con un ricorso prevalente – se non esclusivo – al credito bancario, costo del denaro penalizzante rispetto a concorrenti europei e, di conseguenza, maggiormente sfavorite di fronte al credit crunch.
È la fotografia del presente italiano da cui si è partiti per tracciare le linee possibili della “Finanza del futuro”, nell’incontro che nel pomeriggio del 16 ottobre si è tenuto nella sede Confapi Fvg di viale Ungheria per Future Forum 2013, la rassegna che riflette e presenta gli scenari possibili dei prossimi 15-20 anni nei principali settori dell’economia e della società.
A parlare di nuovi modalità di reperire credito e finanziare la crescita delle imprese sono intervenuti Alessandra Bechi, Direttore Ufficio Tax & Legal e Affari Istituzionali dell’Aifi, Barbara Lunghi, Responsabile dei mercati per le Pmi di Borsa Italiana, Marco Morganti, direttore generale di Banca Prossima, moderati da Roberto Calugi, Responsabile Area “Sviluppo delle imprese” della Camera di Commercio di Milano.
Tutti concordi nella necessità di aprirsi al cambiamento, di non bloccarsi su un'unica fonte di finanziamento, di spingere sulla trasparenza, sulla voglia di cambiare le regole del “gioco” e sulla volontà di mettere in piedi progetti di sviluppo sostenibili.
È stato Calugi a introdurre quelle che sono parole chiave di questa propensione al cambiamento. Minibond (la nuova possibilità per le imprese non quotate e Srl di emettere obbligazioni), equity, crowdfunding (a proposito del quale l’Italia è stata peraltro il primo Paese europeo a dotarsi di una normativa dopo gli Usa), quotazione in borsa.
Percorsi che ancora non hanno attecchito con decisione tra le Pmi italiane, ma che rappresentano indubbie occasioni di sviluppo futuro. E che sono già un “presente” per quelle imprese che hanno capito che il cambiamento è irreversibile e che un unico canale di finanziamento non può rappresentare una risposta alla crescita.
Ecco allora le esperienze portate dalla Bechi di Aifi, l’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital, che dal 1986 sviluppa, coordina e rappresenta, in sede istituzionale, i soggetti attivi sul mercato italiano dell'investimento in capitale di rischio. «Le potenzialità del capitale rischio sono molte – ha precisato Bechi –. In Italia si fanno circa 270 operazioni l’anno sul capitale di rischio, ma l’equity non è uno strumento per tutti: va bene per quelle imprese che vogliono fare il salto dimensionale, vogliono internazionalizzarsi, hanno un progetto preciso di crescita e vogliono condividerlo con un socio esterno al capitale».
Dov’è il problema? Il principale è la diffidenza, perché «si apre il capitale, si condivide la strategia con il nuovo socio, e anche se l’imprenditore resta l’uomo chiave, deve condividere. Per alcune realtà imprenditoriali questo è ancora una difficoltà. Ma aprirsi è necessario, come è necessaria la trasparenza e la volontà di crescere per accedere a questo percorso».
Morganti di Banca Prossima ha raccontato questo modo originale di fare banca, una piccola “rivoluzione copernicana” che pure nasce come espressione di una banca tradizionale. «L’impresa, anche l’impresa bancaria – ha detto Morganti –, ha bisogno oggi di cambiare, di progettare il futuro. Avevamo, come Gruppo San Paolo, una forte presenza nel terzo settore, ma si è capito che il dialogo con questo settore era impostato su parametri molto conservativi che non si adattavano alla sua realtà. Perciò si sono modificate le regole di fondo, per consentire anche a questi soggetti di investire e crescere, intervenendo sui criteri, su un cambiamento della ratio stessa, che è l’unico modo per cambiare ed essere sostenibili».
Infine Calugi ha introdotto Barbara Lunghi, evidenziando lo sforzo innovativo di Borsa italiana di avvicinare le piccole e medie imprese ai mercati, in particolare dei mercati equity per le Pmi.
«L’innovazione sta molto nello sforzo comunicativo per sensibilizzare il sistema, perché il mercato esiste, è evoluto, efficiente, internazionale, ma le imprese ancora faticano ad avvicinarsi, ad aprire i capitali. Le aziende che si quotano raccolgono capitale per crescere e condividono il rischio e anche la proprietà dell’azienda con una pluralità di investitori, sia istituzionali sia gli investimenti dei cittadini che condividono con l'azienda rischi e opportunità di crescita».
Lunghi ha evidenziato che «le società italiane hanno grande capacità di attrarre investitori internazionali ed è molto importante avere un mercato domestico sviluppato, è il canale più naturale per attrarre flussi di capitale. Serve però che i grossi detentori di risorse, come fondazioni, casse previdenza, convoglino risorse per sostenere la competitività del Paese».
Lunghi ha concluso parlando di Elite «una vetrina di eccellenze aziendali italiane innovativa, che propone una serie di servizi a supporto della crescita di queste imprese». A Elite, ha detto Lunghi, «hanno aderito in un anno e mezzo poco più di 130 imprese che fatturano dagli 8 agli 800 milioni di euro, sono aziende eccellenti che hanno già qualità, hanno fatturato estero significativo, sono solo meno strutturate.
Noi stiamo formando queste imprese, che vengono affiancate in questo percorso di “upgrade” fino ad arrivare a un profilo di società in grado di competere nel medio periodo». Il progetto nasce da Borsa Italiana, Abi e Confindustria ed è uno strumento personalizzato, esperienziale, efficace, di “allenamento” di alto profilo, che permette a queste Pmi di strutturarsi meglio per accedere al mercato dei capitali.
Le aziende sono aiutate nei processi di rafforzamento patrimoniale, internazionalizzazione, di sviluppo, utili ad accrescerne la competitività, per avvicinarle alla quotazione e più in generale al mercato dei capitali, ossia anche di venture capital, equity e forme di finanziamento alternative alle banche.