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Categoria: Politica e società
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02
Dic
2016
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Ultima modifica il Venerdì, 02 Dicembre 2016 15:57
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Pubblicato Venerdì, 02 Dicembre 2016 15:57
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Scritto da Maurizio Pertegato
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Fvg - "Penso che voterò sì e no" dice il personaggio della vignetta di Giannelli pubblicata sul Corriere della Sera di domenica scorsa.
È la rappresentazione fedele della perplessità dei cittadini indecisi, il cui voto sarà determinante per decidere il risultato finale di un referendum, quello confermativo sulla riforma costituzionale di domenica 4 dicembre (non serve il quorum, vince chi prende un voto in più), che somiglia più ad un duello all'ok corral che a un tranquillo esercizio di democrazia.
Come ben sintetizza la stampa estera, chi vota sì sostanzialmente si schiera a favore della permanenza dell'Italia nell'Europa e nell'euro, con tutto ciò che questo comporta in termini di cessione di sovranità.
Il "no" esprime un mal di pancia generalizzato contro non specificati poteri forti: l'Unione europea e le sue regole (a volte cervellotiche), la banca centrale europea, la finanza internazionale.
Secondo i sondaggi Google Trends, basati sulle ricerche degli utenti Google delle frasi "referendum sì" e "referendum no" siamo a un sostanziale testa a testa (ricordiamo che c'è il silenzio elettorale sui sondaggi diretti). Gli speculatori ci sguazzano, mentre alla fine, in politica, vale sempre il ragionamento di Tancredi nel "Gattopardo": "perché tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".
Ma vediamoli ora i quesiti su cui milioni di italiani saranno chiamati a esprimersi domenica 4: superamento del bicameralismo paritario, riduzione del numero dei parlamentari, contenimento dei costi delle istituzioni e abolizione del Cnel, revisione del titolo V della II parte della Costituzione.
Sono ormai mesi e mesi che stiamo ascoltando i pro e i contro, in una campagna elettorale contraddistinta dall’enorme violenza verbale, con insulti continui tra i due schieramenti, nei confronti quotidiani tra i comitati del Sì e del No, in tv, sui giornali e alla radio. Sembra quasi di assistere a un’autentica ordalia, una sorta di giudizio divino, dopo il quale nulla sarà come prima e il mondo che abbiamo visto fino a oggi, come per incanto, sparirà.
E la cosa più buffa è che, non si tratta di una novità, la classe politica si rivela distante anni luce dal cittadino. Ieri, al supermercato, diverse persone parlavano tra loro e il tenore dei discorsi era questo: “non si capisce perché lunedì dovrebbe cambiare tutto. In fin dei conti, l’importante è avere un lavoro, una pensione (per chi è un po’ avanti con gli anni), naturalmente la salute. Il resto vien da sé”.
Una distanza siderale tra il cosiddetto uomo della strada e chi ci amministra.
Il voto, comunque, rimane un dovere civico ed è, quindi, augurabile che, domenica, ci sia la massima affluenza possibile e che ognuno vada ai seggi a esprimere la propria idea.
Poi, come nello sport “vinca il migliore”, ricordandoci che siamo in una democrazia matura e che “il sole sorgerà anche lunedì 5 dicembre”.