"Mio padre votava Berlinguer":l'ultimo libro di Pino Roveredo è una confessione al padre

Sabato 19 ottobre, ha radunato una piccola folla, la presentazione dell’ultimo libro di Pino Roveredo, “Mio padre votava Berlinguer” (Bompiani editore). L’autore di “Mandami a dire” (Premio Campiello 2005) di “Caracreatura” e “Attenti alle rose”, intervistato dalla giornalista e scrittrice Elena Commessatti, ha incontrato, ieri pomeriggio, il pubblico presente alla libreria Ubik, intrattenendolo con una conversazione sulla sua ultima “fatica” letteraria. “Non un romanzo, ha spiegato l’autore triestino ma una lettera scritta in un mese, le lettere non si possono interrompere, indirizzata a mio padre.” Il titolo del libro nasce come è spesso consuetudine  dello scrittore, perché suggerito, ispirato da una canzone. “Gaber cantava, ha proseguito Roveredo, qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona”. Ecco io sono partito da li, dal ricordo di una meravigliosa canzone e per  raccontare la vita di mio padre, per tenerlo in vita e portarlo con me.” Il libro è un dialogo continuo ed un confronto anche duro con il  presente di oggi. Scrive Roveredo: “caro papà mi dispiace ma le brave persone oggi non ci sono più, sono finite, esaurite, terminate, morte.” Così se da una parte la scrittura è un modo per tenere un uomo che stava con le brave persone vicino a sé, dall’altra c’è l’occasione di raccontare un presente storico politico in cui il termine “onorevole” ha completamente perduto il suo significato. “Pertini, Anselmi, Zaccagnini, Iotti sono maledettamente lontani, dalla storia e dall’esempio”, dice l’autore. E in questo libro più che in altri racconta sé stesso, in un gioco di specchi dove padre e figlio, spesso hanno la stessa voce.

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