Com’è bella Trieste. Guida alle diverse anime della città

Fresca di stampa la guida Com’è bella Trieste, scritta a quattro mani da Erika Bezin e Poljanka Dolhar,  composta da 191 pagine è un percorso che “mira ad offrire una visone approfondita di una specifica realtà come ricorda l’introduzione”. Per addentrarci nella guida con l’occhio che si deve abbiamo chiesto ad una delle autrici la giornalista  Dolhar di farci strada con qualche domanda.

 

"Com'è bella Trieste" è una giuda per viaggiare alla scoperta della città ma anche…?

Questa guida nasce soprattutto come atto d'amore verso la città in cui sono nata e tuttora vivo. Perché mi piacciono i suoi palazzi, la vista che si gode dal Molo Audace quando il golfo grazie alle vette alpine innevate sembra un lago di montagna. Perché mi piace il busto del poeta sloveno Srečko Kosovel nel Giardino Pubblico, perché bere un caffè in Piazza Grande, come i triestini chiamano Piazza Unità, non ha prezzo...

Ma nasce soprattutto dall'idea, condivisa con la coautrice Erika Bezin, che le bellezze, la storia, o meglio le storie di questa città non sono sufficientemente conosciute e apprezzate.

L'anima della città si rivela solo a chi si avvicina senza pregiudizi. Ci spieghi 

Siamo convinte che la vera anima della città è un miscuglio di tradizioni, colori, storie diverse. Purtroppo le guide finora in circolazione raccontavano solo una parte di Trieste, la città di Svevo e dei caffè viennesi per intenderci, come se la componente slovena della città non esistesse. Ignoranza? Negligenza? Pregiudizi? Non lo so, forse un mix di tutto questo. Da qui l'idea di raccontare la città da un altro punto di vista, presentare le sue diverse anime, in primis quella slovena, ma anche quella serba, croata, ebraica. 

Rispetto ad altre guide quale pensi possa esserci come valore aggiunto in questa che altre non avevano?

Il valore aggiunto di questa guida è l'itinerario sloveno, sono le storie delle diverse comunità che vivono a Trieste, una selezione di autori triestini sloveni tradotti in italiano, ma anche le informazioni pratiche, teatri, festival, ristoranti, e un accurato sguardo alla gastronomia locale. Chi vorrà, potrà persino cimentarsi nella preparazione di un dolce tipico come la putizza ... o in sloveno potica. Perché la storia di un territorio si può imparare anche a tavola.

Tanto cuore in questa guida, ma anche tanto lavoro che avete eseguito a quattro mani…

Il lavoro, in effetti, è stato davvero lungo, la stesura è durata quasi due anni. Certo nel libro non siamo riuscite a inserire tutto quello che avremmo voluto …e ogni tanto dovevamo ricordarci a vicenda che il nostro intento era confezionare una guida agile e pratiche, non un’enciclopedia su Trieste.

Ci vuoi raccontare qualche particolarità emersa o scoperta mentre confezionavate “Com’è bella Trieste”.

Mentre raccoglievamo le informazioni per il libro continuavo a scoprire tantissime cose che non conoscevo. Scrivere questo libro mi ha offerto l’opportunità di conoscere meglio la mia città. Anch’io non ero infatti abituata a guardare a Trieste con gli occhi di una turista: da decenni per esempio passavo davanti ai palazzi decorati con i panduri senza pormi la domanda chi fossero quelle facce di pietra. Ora so che simboleggiano i guerrieri che combattevano contro i turchi e che avevano il compito di difendere anche le case dei signori triestini. Questo è solo un esempio, ma ce ne sarebbero a decine: la ricchezza di Trieste è purtroppo spesso sconosciuta anche ai triestini.

Serenella Dorigo

 













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