Di jerbas e di Suns”: un grande concerto al Palamostre di Udine

Di jerbas e di Suns”: un grande concerto al Palamostre di Udine

Un’interminabile  “standig ovation” ha concluso “Di jerbas e di Suns”,  atteso concerto  organizzato dall’ Associazione Culturale Giorgio Ferigo e da Forum editrice., martedì sera al Palamostre. Protagonista la “musica etica” dei “Povolar Ensemble”, il loro grande patrimonio culturale e le canzoni provenienti dall’album “Il cjamp dai pierduts amôrs”(1983). A presentare la serata Toni Zogno, musicista dello storico gruppo ( composto da Giorgio Ferigo, Francesco Vigato, Fiammetta Bogno). A lui il compito di aprire il “terzo tempo” di un progetto  iniziato con la pubblicazione ( edita da Forum)della prestigiosa riedizione di canzoni, foto, documenti e testimonianze,  curata dallo stesso  Zogno, accompagnate da un testo di Marco Stolfo,  provenienti da  tre precedenti album,   più un quarto cd  con il “live” del concerto del 1988 a Tolmezzo. Di grande eleganza l’arrangiamento  dei brani scelti per l’esecuzione a cura di Mauro Costantini, pianista e “direttore” di una formazione di musicisti di ottimo livello, come Federico Luciani (percussioni), Mirko Cisilino (tromba e flicorno), Emanuel Donadelli (batteria), Massimiliano D’Osualdo (fisarmonica), Simone Serafini (contrabbasso), accompagnati dalle voci di Maria Fernanda Pardini e Flaviano Miani. Un simbolico passaggio di consegne per la musica  dei Povolar,  una “germinazione”  avvenuta grazie all’interpretazione di nuovi musicisti che si sono appropriati dell’album con grande rispetto restituendo al pubblico tutta la modernità dei testi.

Le canzoni  introdotte da due narratori,  i bravi Riccardo Maranzana e Francesca Casaccia, ai quali era affidato il compito di rievocare il clima culturale in cui si costituì il Povolâr Ensemble, anomalo gruppo di musicisti che alla fine degli anni ’70, tra la Carnia e il Veneto, provarono a introdurre in Friuli, nella lingua locale, la nuova canzone d’autore, ha contribuito a rivelare quelli che furono i motivi ispiratori dell’album originale, pieno di rimandi letterari, con i materiali e le fonti a cui  Ferigo si era riferito per ideare una “Spoon River carnica”, rintracciata tra le vecchie lapidi del cimitero di San Giorgio di Comeglians. Storie emozionanti e musica che hanno regalato al pubblico stralci di vita  quotidiana, ordinarie vicende di oppressione e lacerazione esistenziale, con i drammi, gli amori tormentati, i furti e i delitti di una piccola umanità, finalmente raccontata fuori dagli  stereotipi di una logora tradizione musicale. Accurato sia il percorso narrativo  tracciato da Annalisa Comuzzi e Francesca Valente, sia le immagini di scena di Riccardo Losito.

 

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