Quello che non fece la crisi, lo fa la burocrazia: bottino di 10 milioni di euro "dimenticato" dalle Giunte

Quello che non fece la crisi, lo fa la burocrazia: bottino di 10 milioni di euro

Trieste - La notizia, emersa nei giorni scorsi, che le Giunte dei Comuni di Trieste, Gorizia e Udine hanno perso il "treno" dei 10 milioni di euro destinati dalla Regione, con la legge n. 14 del 2012, alla riqualificazione del patrimonio immobiliare degli enti pubblici "dimenticandosi" di fare domanda, è emblematica di come la burocrazia dia il colpo finale alle già magre risorse messe a disposizione da Stato e Regione.

Da notare che la distrazione è stata trasversale: a Trieste e Udine l'amministrazione è di centro sinistra, a Gorizia di centro destra.

La legge regionale del 25 luglio del 2012, numero 14, relativa all’assestamento di bilancio estivo, all’articolo 4, così dispone: "Al fine di favorire un processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare degli enti pubblici, l’amministrazione regionale è autorizzata a predisporre un programma di interesse regionale di interventi di manutenzione sugli immobili medesimi (…). Il programma è approvato dalla giunta regionale sulla base di segnalazioni di interesse o comunque di condizioni già note".

La Giunta pordenonese non si è fatta però sfuggire il colpo, e così anche decine e decine di comuni ed enti del Friuli Venezia Giulia. Ecco alcuni esempi dei fondi assegnati: 712mila euro al Comune di Camino al Tagliamento per ampliare la scuola elementare, 450mila a Dignano per riqualificare la piazza centrale, 500mila a Manzano per terminare l'impianto sportivo, 470mila a San Daniele per l'illuminazione pubblica, 300mila a Tarcento per il campo da tennis, 250mila a San Vito al Torre per l'asfalto sulle strade, 200mila a Tricesimo per ristrutturare la casa di riposo.

Mentre le diverse opposizioni dei tre capoluoghi rimasti a bocca asciutta tuonano contro assessori e funzionari accusati di leggerezza e incompetenza, resta da chiedersi, assieme a imprenditori, enti di ricerca, associazioni culturali ed altri soggetti autorizzati a chiedere fondi pubblici, se le mille trappole della burocrazia - da cui non è esente la stessa Unione europea - siano giustificate dal mantenimento di una folla di uffici e personale, o dall'intenzione di scoraggiare in tutti i modi i richiedenti, oppure da entrambe le cose.

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