Spettacolo per bambini di Oreste Castagna alla rassegna di Ortoteatro a Spilimbergo
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- Pubblicato Mercoledì, 10 Ottobre 2012 16:37
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Spilimbergo (Pn) - Parte con un grande appuntamento “A teatro anch'io!”, la Stagione di Prosa a Misura di Bambino organizzata da Ortoteatro, da quest’anno anche in collaborazione con il Comune di Spilimbergo.
Come primo appuntamento ecco il nuovo spettacolo di Oreste Castagna, più conosciuto ai bambini con il nome di Gipo Scribantino, il famoso personaggio della Melevisione.
Sabato 13 ottobre alle ore 17 nello spilimberghese Teatro Miotto Castagna presenterà “Arte bambina”, spettacolo tratto dalla fortunata serie televisiva di Rai Yoyo “Ma che bel castello”.
“Una volta disegnavo come Raffaello, ma mi ci è voluta un intera vita per disegnare come i bambini”, disse Picasso. Tutti i bambini sono artisti e gli artisti sono bambini, non solo per lo stupore che si rinnova nello sguardo sul mondo, ma per la capacità di riprodurlo, interpretarlo e raccontarlo attraverso l’atto artistico. Oreste attraverso atti performativi racconta questa magia con brevi storie e fantastiche suggestioni, accompagnato da musica e canzoni.
Con le mani si crea e si dà vita ad un processo artistico unico e individuale, dove le emozioni e le storie diventano quadri e piccole sculture. Con pennello e colori ripercorre la tecnica e lo stile di Mirò, con la carta il collage di Picasso, con la frutta il ritratto di Arcimboldo e con materiali da scarto i quadri di Baj.
Ad ispirarlo c’è Arte Bambina, la voce interiore bizzarra e divertita che ispira tutti quanti la vogliono ascoltare il desiderio di essere artisti, invita Oreste a modificare ogni spazio buio e triste con pennelli, colori, carta, oggetti di scarto portando messaggi di pace, amicizia, tenerezza. Comincia così un gioco che invita i bambini a risvegliare il desiderio di comunicare attraverso l’atto poetico.
Quando il Nulla, il Buio pauroso cercherà di portare il nero che oscura tutti i colori, Arte Bambina esorterà a sconfiggerlo attraverso un nuovo atto artistico: la storia di Oreste raccontata con l’abilità del ritaglio della carta, riporterà la luce e la pace.
Ingresso unico euro 5.00 (i bambini fino a 2 anni non pagano).
Per questo spettacolo è prevista la prevendita dei biglietti al Teatro Miotto: venerdì 12 dalle 16.30 alle 18.30; sabato 13 dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 in poi.
Calendario completo degli spettacoli sul sito www.ortoteatro.it.
Tra musical ed operetta un'antologia delle arie più amate, per pianoforte e voci
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- Pubblicato Martedì, 09 Ottobre 2012 16:07
- Scritto da Tiziana Melloni
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Trieste - Un misterioso e simpatico personaggio torna dopo oltre mezzo secolo ad incarnare la figura dell’attore brillante tipica dell’Operetta: è un protagonista dell’epoca avventurosa delle grandi compagnie d’operetta, “tornato” per riordinare i ricordi di un’epoca e di un genere dei primi decenni del Novecento.
Nel rileggere le pagine del suo libro virtuale affiorano i ricordi di una “età dell’oro” della leggerezza, le incantevoli memorie musicali dell’Operetta francese, viennese, italiana, che hanno fatto sognare mezzo mondo dalla fine dell’Ottocento alla seconda guerra.
Lo spettacolo “Operetta, eterno amore”, firmato da Gianni Gori e Alessandro Gilleri, prima produzione della neo-nata società di produzione Golden Show, presentato a Trieste il 9 ottobre, è uno spettacolo unico nel suo del genere, in assoluto la prima commedia d’operetta mai realizzata. Questo scrigno di gioielli ancora scintillanti della "piccola lirica", rivivrà sulle musiche preziose di Offenbach, Lehár, Kálmán, Abraham, Stolz, Lombardo, Ranzato, Pietri, Costa.
A ricomporre in scena questi successi intramontabili un cast straordinario formato dal grande artista napoletano Gennaro Cannavacciuolo - erede della scuola partenopea di Eduardo e di Pupella, attore e cantante raffinato e popolarissimo per la sua frequentazione del teatro, dell’operetta e del musical - la soprano Daniela Mazzucato, fuoriclasse di straordinaria versatilità, l’elegante e prestigioso tenore Max René Cosotti, il noto cantante e attore Andrea Binetti e il pianista Marco Scolastra.
La produzione debutta al Teatro Orazio Bobbio di Trieste, in anteprima nazionale, mercoledì 31 ottobre, per poi affrontare, tra la fine del 2012 e il 2013, un tour che toccherà i principali teatri italiani. Già definite rappresentazioni a Milano, Bologna, Roma, Mantova, Padova, San Remo, Catania, Palermo, Mestre, Tortona e Cuneo.
Dai primi capolavori di Offenbach (che beffeggiano l’aristocrazia e la società del Secondo Impero) alla sensualità dell’operetta viennese, all’operetta italiana con i suoi paradisi esotici e maliziosi in cui già scintillano i lustrini della gloriosa Rivista, l’Operetta rappresenta, tra Ottocento e Novecento, un panorama della cultura europea della leggerezza: un mondo che le guerre mondiali sembrerebbero aver sconvolto e che invece è rimasto all’orizzonte come un’illusione emozionante e delicata. E ai margini del grande teatro drammatico e musicale, sopravvive con la sua grazia popolare come un autentico fenomeno culturale.
L’operetta è teatro totale in cui all’interprete si richiede il massimo di eclettismo scenico e vocale (tra parola, canto, danza) oltre alla classe ed alla simpatia.
“Operetta, eterno amore” rigenera le pagine più godibili (talune eccelse ed immortali) dell’operetta francese, danubiana, italiana; dal punto di vista scenografico, una serie di proiezioni accompagneranno i circa trenta interventi musicali e lo renderanno visivamente godibile e moderno: alla “lirica leggera” si dà una dimensione teatrale attuale e dinamica.
L'Arlecchino errante va con "La fanciulla del cielo - il cigno"
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- Pubblicato Sabato, 08 Settembre 2012 10:31
- Scritto da Daniela Silvestri
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PORDENONE - L'edizione 2012 del festival "L'Arlecchino errante" è dedicata alle diversità culturali intese come valori da conservare, e in questo ambito sono state organizzati alcvuni eventi dedicati all'arte e cultura siberiane. Giovedì 6 settembre, al Teatro Concordia di Pordenone è andato in scena lo spettacolo "La fanciulla del cielo - il cigno", ispirato a una favola buriata. I Buriati sono la più importante minoranza etnica della Siberia, discendenti dai nomadi mongoli insediatisi sulle sponde del lago Baykal. L'incontro viene introdotto dal regista Viktor Tokarev, che consegna alcuni omaggi all'assessore Elio De Anna. Prima dell'inizio dello spettacolo, Viktor esegue un rituale, "benedice" il palco e le quinte con l'acqua del Baykal, che conserva in una bottiglietta, spiegando che ad ogni replica, l'acqua rimanente viene versata in uno specchio d'acqua, quindi c'è acqua del baykal nel mar Caspio, nel Baltico, nell'Oceano Pacifico, e ora, anche nell' Adriatico. Le luci si spengono e una melodia intensa e vibrante, eseguita completamente con strumenti tipici russi ci avvolge e ci porta nella magia della fiaba. Su una scena composta da alcuni pannelli scuri a simboleggiare delle montagne, appare il "Vecchio Bianco" che ci racconta di un cacciatore, che vedendo 3 donne, che in realtà erano cigni, che facevano il bagno nude in un lago, rubò a una di loro il mantello di piume, così che non potesse più volare via.
I due si sposarono e vissero felici con 11 figli, finchè un giorno il ricchissimo ma perfido Abakhai-Khan, si invaghì di lei e la rinchiuse in una prigione, costringendo il marito a compiti impossibili per farlo morire, ma egli, aiutato dalla moglie superò le 3 difficilissime prove. Allora il Khan, per disfarsi di lui, ordinò ai suoi servitori di ucciderlo. L'uomo, vedendosi braccato restituì alla moglie il suo piumaggio, in modo che potesse volare via attraverso il fumaiolo della yurta. Il malvagio Khan morì, stroncato da un incantesimo di un magico bastone d'oro. La leggenda dice che la donna-cigno tornò a volare sopra la yurta per vedere i figli, e si sporcò le zampette di fuliggine, per questo i cigni del Baykal hanno le zampette macchiate di nero.
La recita si chiude con una danza collettiva e gli attori che mostrano i loro veri volti, e si scopre che il perfido Khan era impersonato da un'attrice.
Spettacolo emozionante, costruito in modo inusuale, una scenografia semplice e lineare, un'illuminazione essenziale sulle quali spiccano i tradizionali costumi, a colori vivaci e ricchi di decorazioni simboliche, maschere che ricordano quelle usate dai monaci tibetani nelle loro danze. Pur essendo quasi per metà recitato e cantato in lingua russa e buriata, grazie alla sapiente traduzione delle vicende salienti da una voce fuori scena e da qualche sporadica interpretazione in italiano del Vecchio saggio, la storia è facilmente comprensibile e ci regala anche qualche momento di ilarità. Il risultato è un intreccio tra tradizione antica e un allestimento coreografico e regia moderni. Un elogio anche alla musicista Svetlana Gomboeva che seduta a margine del palco, in costume tradizionale, ha accompagnato la rappresentazione con il suono di un caratteristico strumento a due corde.
Una serata veramente ricca di emozioni che il pubblico ha dimostrato di gradire con interminabili applausi.
Daniela Silvestri
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