Nella seconda giornata di 1000 Occhi inaugurata la mostra con le foto di Breda Beban

Nella seconda giornata di 1000 Occhi le foto di Breda Beban

Trieste - Una seconda giornata intensa quella del 15 settembre per i Mille Occhi, a partire dalla mattinata che ha visto la proiezione di due pellicole italiane per il percorso “Expanded Dreyer”: “Caterina da Siena” di Oreste Palella e “Ginevra degli Almieri” di Guido Brignone.

Il programma pomeridiano si è aperto con il percorso “Viaggio in Italia”. Fra i tre film proposti (il primo è stato “I cavalieri dell'illusione” di Marc Allégret, prima parte del “Trittico di Genoveffa”) spiccano i due presentati rispettivamente da Enrico Ghezzi, che introduce “Genoveffa di Brabante” di Primo Zeglio, e da Olaf Möller, che dedica una piccola nota a “La leggenda di Genoveffa” di Arthur Maria Rabenalt.

Ghezzi ha riflettuto sulla rarità dell'opera presentata e sull'esperienza della visione cinematografica, mentre Möller ha esposto lo stile di Rabenalt, definendo il suo cinema “geil” - non solo bello visivamente, ma anche portatore di un'energia sensuale che in questo specifico film ruota intorno al tema della bellezza femminile.

Ciò che colpisce delle due opere è il modo in cui dallo stesso soggetto possano scaturire realizzazioni così diverse fra loro: la prima così teatrale nel quadro e nella recitazione e dalle scenografie quasi barocche; la seconda più vivida, moderna, intrisa di sfumature psicologiche.

La serata è stata dedicata ancora una volta a Zurlini con il trailer de “La ragazza con la valigia”, in programma per la terza serata, e la proiezione di “Estate violenta”, con una buona partecipazione di pubblico.

Ma questa è stata anche la giornata di apertura della mostra “The Adventure of the Real” con le fotografie “Arte vivo” di Breda Beban presso lo Studio Tommaseo, preceduta dall'anteprima italiana nella sala dell'Ariston dell'ultima opera dell'artista: “My Funeral Song”.

L'opera mostra cinque persone vicine a Breda Beban, con l'occhio della cinepresa puntato in faccia e il sottofondo di quella che sceglierebbero come canzone per il loro funerale. Pensata per essere proiettata su cinque diversi schermi, è stata qui presentata con un montaggio in successione delle cinque parti. Un'opera densa di emotività, come l'emotività dei cinque volti nel quadro mosso della camera a mano: chi piange, chi ride e canta a squarciagola. Sguardi che vagano a destra e a sinistra a seguire le note si perdono ora in un'assorta riflessione, ora in un sorriso fra l'impacciato e il compiaciuto, un sorriso che, nella prospettiva del proprio funerale, prospettiva tanto lontana quanto vicina – prospettiva concreta quanto un punto di domanda – ricorda, paradossalmente, l'espressione di imbarazzata allegria di un bambino che si fa fotografare mentre soffia sulle candeline. Ventotto minuti che hanno riempito l’intera giornata di festival.

Nella foto, Breda Beban

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