FEFF18, una commedia sul calcio racconta la Maleysia delle meraviglie

FEFF18, una commedia sul calcio racconta la Maleysia delle meraviglie

Udine – Le grandi stelle mondiali del calcio le conosciamo tutti: da Pelè a Maradona, passando per Cruijf e Baggio fino agli odierni Messi e Ronaldo. Appena però passiamo sui campi orientali, però, l'elenco si sfoltisce subito e, comunque, difficilmente troveranno spazio nei ricordi degli appassionati.

Nei Paesi più esotici, invece, il termine “campione” lo si affibia anche a chi non ha lo stesso rilievo di colleghi sudamericani o europei. Lo sanno bene in Maleysia, terra non proprio famosa per una tradizione calcistica ma dove comunque questo sport è seguitissimo: da lì è arrivato al FEFF “Ola Bola”, film diretto da Chiu Keng Guan.

Presentato lunedì 25 Aprile, alla presenza dello stesso regista, questa commedia parte dall'oggi per riavvolgere una storia in flashback ambientata tra la fine degli anni '70 e inizio '80: quella della Nazionale di calcio malese, che nel 1976 aveva sfiorato la qualificazione alle Olimpiadi e che quattro anni dopo non aveva rinunciato al sogno. Ma il percorso ad arrivare al successo fu costellata di cadute.

Il racconto ripercorre tra il fedele e il romanzato il clima che si creò dentro e fuori dalla squadra, capitanata da Chow Kwok Keong (interpretato da JC Chee e che nella realtà si chiamava Soh Chin Aun, nella foto), promettente calciatore che rinunciò a una carriera in Inghilterra per rimanere vicino alla famiglia. Nel film si vede come in pratica egli era il mister sul campo, atteggiamento che non piacque da subito al nuovo allenatore, Harry Mountain.

Non c'era solo lui, però, dentro questa formazione: l'attaccante stakanovista Ahmad Ali, ispirato ad Hassan Sani; il portiere Muthu Kumar, alias R. Arumugam; ed Eric, molto probabilmente figura inventata come espediente narrativo e che racconta, alla giornalista Marianne, come quel gruppo maturò nel corso dei mesi e arrivò alla sfida decisiva per Mosca 1980 con il morale alle stelle. Senza immaginare cosa li avrebbe attesi ad un passo dall'incoronare il loro sogno.

Frustazioni nella vita e figuracce in campo sono un filo rosso nella vita di questi personaggi, a cui attorno ruotano le proprie famiglie e amici, a loro volta carichi di problemi. Queste icone del pallone diventano così uomini in carne ed ossa, uguali a tutti gli altri e che otterranno la “redenzione” solo facendo squadra e dando vita così a un sogno. Che fino a prima si inseguiva come un cane che tenta di azzannarsi la coda.

Chiu Keng Guan ha dato vita a un film che pulsa di emozioni, con un cast che gioca quasi meglio di una vera squadra. Le citazioni del mondo cinematografico calcistico sono evidenti, da “Holi e Benji” fino a “Fuga per la vittoria”, mentre dal punto di vista politico il messaggio che passa è abbastanza discutibile: dalla scoperta delle gesta della Nazionale, il sentimento patriottico anche del malese più disaffezionato si accende.

Il richiamo allo spirito colletivo dell'esercito, in un'area geografica come il Sudest asiatico con un triste passato in quel senso, lascia perplessi. Ma il nucleo dell'opera è impencabile, capace di toccare le corde emotive di qualsiasi amante del pallone. E alla fine farà male l'esclusione della Malesia dalle Olimpiadi, in segno di protesta per l'invasione sovietica dell'Afghanistan quello stesso anno, ma un sono sarà realizzato comunque.

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