A Cividale la Grande Guerra raccontata e "vissuta" nell'ex stazione ferroviaria

A Cividale la Grande Guerra raccontata e

Cividale del Friuli (Ud) – Cento anni è un'unità di tempo che per il pianeta significa poco, per l'umanità tantissimo: basti pensare a quanto è cambiato da allora, con un Europa ormai in piena guerra al proprio interno, tra Stati confinanti che fino a poco tempo prima erano in pace tra di loro.

Di celebrazioni e ricordi della Prima Guerra Mondiale ce ne sono stati tanti, in Italia ma soprattutto in regione, per mantenere vivo il significato di quei anni bui e orribili che portarono al massacro milioni di persone in tutto il Continente. Ma non per questo bisogna lasciar stare il tema, perché la Storia è una cosa che va continuamente rivissuta, per conoscerla sempre meglio.

Per questo visitare la mostra “La Grande Guerra sul fronte italiano”, allestita dall'Associazione Culturale Novecento e inaugurata a marzo presso l'ex stazione ferroviaria (nella foto d'epoca/ cividale.com) della cittadina mitteleuropea, è un'esperienza che non fa rimanere indifferenti: aperta gratuitamente al pubblico, tre stanze offrono una panoramica a 360 gradi sul conflitto e sulle ricadute che ebbe in Italia.

Ovviamente con un occhio di riguardo su quanto accadde nelle zone del cividalese, importantissime strategicamente perché lì l'Impero asburgico e il regno sabaudo si scontrarono nelle innumerevoli battaglie di trincea. Fino alla tragica caduta di Caporetto nel 1917, nella quale le truppe nemiche invasero completamente il Friuli, costringendo l'Italia a una precipitosa ritirata fino al Piave. E la fuga passò anche per Cividale, poco distante dall'odierna Kobarid e collegatavi tramite la linea ferroviaria chiusa nel 1932, come testimoniano i reperti esposti dietro le teche.

C'è la storia dei fronti sull'altopiano di Asiago e dell'Isonzo, nei cartelloni bilingue esposti; bombe, armi e attrezzature riempiono gli spazi espositivi, dando la possibilità di studiare da vicino qui drammatici strumenti di morte, tanto innovativi all'iniziodel secolo scorso e tristemente superati oggi, facendo spazio ad armi ben più “efficenti”. E non potevano mancare le copertine della Domenica del Corriere di quel periodo, provenienti addirittura dagli italiani che si erano tasferiti in Sud America, che con le sue celebri illustrazioni racconta le tappe della guerra.

A coinvolgere appieno il visitatore è, però, la ricostruzione fedele di una trincea nell'ultima parte della mostra: le postazioni striminzite dei militari, le foto di parenti e fidanzate attaccate fragilmente al legno, le cuccette riservate agli ufficiali e gli spazi per le canne di fucili, pronti a far fuoco al minimo segnale. Particolari che testimoniano, seppur ricreati cento anni dopo, le condizioni terribili in cui erano immersi gli sfortunati protagonisti di quei anni.

Non sarà il miglior museo sulla Grande Guerra che c'è in Friuli, aperto solo nei fine settimana, ma quello allestito a Cividale ha sicuramente il merito di far sentire sulla pelle un'atmosfera diversa da quella che conosciamo tutti noi: è un vento gelido che stringe il sangue nelle vene, nell'attesa che da dietro la trincea sbuchi il nemico. Uguale a te, ma con una divisa diversa. E per questo va ucciso.   

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