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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Raku. Al museo Etnografico la nuova mostra "Oltre il bianco e nero"

Raku. Al museo Etnografico la nuova mostra

Inaugura sabato 17 ottobre alle ore 11.00, la nuova mostra a cura dell’Associazione C’ERAKU, dal titolo “ Oltre il Bianco/ Nero. Il colore. “ Un traguardo importante per il gruppo di artigiani/artisti guidati da Luciano Beltramini, vista la prestigiosa sede dell’evento: Palazzo Giacomelli, Museo Etnografico della città di Udine. “Oltre il Bianco/Nero. Il colore” esplora vari aspetti della vita e non è solo contrapposizione cromatica. “Attraverso gli oggetti realizzati , spiega Luciano Beltramini, anima dell’associazione, abbiamo esplorato vari aspetti della vita e li abbiamo sviluppati con oggetti diversi quali piatti, vasi, pannelli. Nella sala espositiva il pubblico troverà anche un totem, alto due metri intersecato da piastrelle policrome a simboleggiare il percorso culturale dell’associazione che in questi anni è andata crescendo.”

La mostra delle opere di Carla Supino, Patrizia Belli, Paolo Gallici, Monica Marcolin, Vilma Scarbolo, Nadia Visintin, Lauretta Zolli e lo stesso Luciano Beltramini, è frutto della conoscenza della tecnica millenaria del raku. Il raku, è una tecnica di origine giapponese, nata in sintonia con lo spirito zen, in grado di esaltare l'armonia presente nelle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme.

L'origine del raku è legata alla cerimonia del tè: un rito, realizzato con oggetti poveri, il più dei quali era la tazza, che gli ospiti si scambiavano l'un l'altro. Le sue dimensioni erano tali da poter essere contenuta nel palmo della mano. Il termine giapponese raku significa letteralmente "comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere", deriva dal sobborgo di Kyōto da cui veniva estratta l'argilla nel sedicesimo secolo.

Da quel momento divenne anche il cognome e il sigillo della stirpe di ceramisti discendente da Chojiro, inventore della tecnica, tuttora attiva in Giappone. Nel diciottesimo secolo, venne pubblicato un manuale che ne spiegava nel dettaglio la tecnica, e da allora il raku si diffuse anche al di fuori del Giappone.

Le ceramiche raku sono molto quotate e ricercate. Molte di queste sono delle vere e proprie opere d'arte e possono essere ammirate, infatti, in musei e in collezioni private. “L'innovazione più importante, spiega Luciano Beltramini, rispetto alla tecnica tradizionale è quella che prevede una post cottura riducente anzi che ossidante: il pezzo cioè, una volta estratto dal forno viene inserito in un recipiente contenente foglie, paglia, segatura o altro materiale infiammabile. Tale operazione innesca una combustione che viene subito soffocata dal ceramista artigiano, generando un'atmosfera riducente che avvolge il pezzo.

Questo processo determina, in combinazione con gli ossidi dello smalto particolari effetti e sfumature, spesso unici e casuali ed ogni esperto ceramista saprà ripetere di volta in volta la sequenza ed i tempi necessari ad ottenere un determinato effetto”. La mostra che verrà presentata sabato da Anna Maria Pittana è visitabile da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 17.00. Nelle giornate di domenica saranno presenti gli artigiani.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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