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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Recalcati "maternità, il dono più grande è saper donare la propria assenza"

Pordenone - Le mani della madre sono quelle che afferrano il figlio senza esitazione, anche a rischio della propria vita, quando il figlio si mette in pericolo.

Nel suo narrare lo psicoanalista Massimo Recalcati, nella serata svolta nell’ambito di Pordenonelegge, ha presentato molte immagini suggestive, simboliche e pregnanti riguardo la funzione della madre e la lezione della maternità.

Quando si è apprestato a scrivere il  libro  gli è tornato in mente un film che ha visto da piccolo insieme a sua madre, dal titolo “La madre di Torino”.

Il film si rifà  a un fatto di cronaca accaduto nella Torino del 1968. Un bambino gioca sul terrazzo a sparare agli aeroplani e la madre lo osserva continuando il suo lavoro; a un certo punto non lo vede più, si precipita sul terrazzo e lo vede penzolare nel vuoto; subito afferra le mani del figlio e lo sostiene.

Il figlio è aggrappato alle mani della madre che lo tiene. I due cercano di farsi notare dai passanti, ma nel rumore del traffico  non vengono visti e passa molto tempo.

Poi arrivano i pompieri e lo portano in salvo, la madre si accascia a terra con le mani irrigidite dalla fatica e dallo sforzo. Recalcati ne parla e scopre che molti coetanei cinquantenni non hanno dimenticato quella scena.

Lo psicoanalista afferma: “non la hanno dimenticata perché tutti siamo stati quel bambino, ci siamo trovati tutti esposti al vuoto, al rischio della caduta; lì abbiamo teso le mani e i più fortunati hanno trovato le mani che lo sostenevano”.

”La madre è il nome del primo soccorritore, è l’ALTRO che risponde” . “La madre risponde quando il bambino piange e risponde offrendo le mani; senza questa presenza, senza questa risposta noi saremmo caduti nel vuoto”.

Lo psicoanalista sostiene che la madre non è solo la genitrice, quella che genera il figlio, ma c’è madre ogni volta che c’è accoglienza.

Riporta un altro tema tra le tante “lezioni della madre” presentate alla conferenza e che si possono trovare nel suo ultimo libro "Le mani della madre". Egli, da laico, non in senso catechistico, parla della figura della Vergine Maria e afferma che “nella nostra cultura patriarcale (in declino?) si è creata una forte distinzione tra Maria, pura, vergine, tutta madre ed Eva, donna che è vista come peccaminosità, trasgressiva, strega, donna che rifiuta la sottomissione.

Nella cultura patriarcale la donna deve essere la madre del sacrificio, che rinuncia alla propria vita per il figlio, rinuncia a essere donna.” E questo non va bene né per la madre né per il figlio, né per il padre.

Recalcati vede nella figura della Vergine Maria una donna che porta con sé un figlio in carne e ossa nella gravidanza. “La vita che porta in grembo si nutre del corpo della madre. Il corpo del figlio che porta con sé non è suo in modo radicale perché è il figlio di Dio. Maria ci insegna che questa vita non è vita sua, ma è il figlio di Dio. Il figlio che cresce dentro è vita ALTRA”.

Ogni figlio è destinato ad allontanarsi dalla madre e a fare la sua vita. Il dono della madre, egli sostiene, è saper perdere il figlio, lasciarlo andare, insegnargli a camminare, insegnargli la necessaria separazione.

“Il dono più grande della maternità è saper donare la propria assenza; senza la propria assenza tutto il resto si vanifica”. Quando una donna fa esperienza della maternità, mentre diventa madre deve continuare a esistere come donna. Se vive la maternità come morte della donna questo è deleterio per lei e per il figlio. “Perché altrimenti uno assorbirà l’altro - afferma Recalcati - in un cannibalismo reciproco”.

Così quando la donna diventa madre, non subito, perché c’è un tempo in cui il bambino ha bisogno di una presenza totale, ma dopo, la  madre non deve rinunciare ad essere donna e a fare anche altro.  

Perché è proprio questo fare altro che li salva entrambi, madre e bambino, in modo sano. Recalcati aggiunge: “Ciò che libera il bambino e lo apre al mondo è che una buona madre non è mai tutta madre, ma è anche donna”.

Così la madre dice “Tu non esaurisci il mio mondo” e questo è quello che Recalcati chiama “il dono dell’assenza” che equivale a dire “c’è altro che desidero oltre te”.

Può sembrare strano, per qualcuno inconcepibile, eppure è proprio questo che insegna al figlio, che c’è un mondo fuori e lui sarà libero di andare per il mondo e conoscere il mondo.

Rientrando a casa, ripenso alla voce di Recalcati che tratteggia scenari densi di significato per chi ascolta e le sue parole evocano e delineano la presenza fondante della madre nella vita di ciascuno di noi.

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