Umberto Saba nei ricordi personali dello psicoanalista Silvio Cusin. Nostra intervista
- Dettagli
- Categoria: Eventi
- Pubblicato Lunedì, 11 Marzo 2013 22:46
- Scritto da Roberto Calogiuri
- Visite: 2934
Trieste - A 130 anni dalla nascita di Umberto Saba, avvenuta il 9 marzo 1883, la sua città natale ha commemorato il poeta con due iniziative organizzate dal Comune: il mattino presso la nota libreria antiquaria di via San Nicolò – fondata da Saba - con la lettura di alcune poesie e nel pomeriggio al Ridotto del Teatro Verdi con l’intervento dello scrittore Claudio Magris.
Tuttavia, data la familiarità di Saba con la psicanalisi e la sua frequentazione con il lettino analitico di Edoardo Weiss, vale la pena restituire tra le fonti finora trascurate colui che del poeta conserva un commosso ricordo umano e, in qualità di psicoanalista di matrice junghiana, ne ha dedotto anche un quadro clinico pubblicato in un suo scritto.
Silvio Cusin, classe 1922, è filosofo e psicanalista. Si è formato nella divisione neurologica di Trieste. Si è occupato della selezione dei dirigenti alla Pirelli di Milano, di ricerca motivazionale per la Progredi – braccio operativo di Mediobanca – assieme a Gaetano Kanizsa. Ha diretto il Servizio di Psicologia presso gli Ospedali riuniti di Trieste.
È uno dei fondatori e sostenitori del Museo ebraico di Trieste. È imminente l’uscita di un suo saggio cabalistico dal titolo “Sessualità e conoscenza”. Lo abbiamo incontrato in occasione dell'anniversario di Umberto Saba.
Dottor Cusin, qual è l’ultimo ricordo che ha di Saba?
L’ultima volta che lo vidi fu quando tornai a Trieste da Milano, erano gli anni ’50. Andai a trovare i miei amici e colleghi della divisione neurologica e seppi che Saba era ricoverato lì. Andai a salutarlo. Ancora oggi rimpiango di non avergli fatto un test Rorschach (indagine della personalità attraverso la proposta di macchie simmetriche di inchiostro n.d.r.). Avrebbe svelato molte cose… Gli avrei carpito qualche segreto…
Era sempre stato un uomo inquieto, insoddisfatto. E questa pressione negativa cessava solo quando scriveva. In quel momento era solo, seduto sul letto. Si lamentava della vita e si dispiaceva del proprio stato. Gli si leggeva in viso e nell’atteggiamento del corpo una grande stanchezza e una profonda infelicità. Lo vedevo fortemente depresso. Ma si ricordava bene di me.
Come e quando ha conosciuto Umberto Saba?
Avevo dodici anni e avevo visto esposto nella vetrina della libreria di Saba un libro di Giuseppe Caprin, “Alpi Giulie”, che mi piaceva molto. Era il giorno del mio compleanno ed entrai per comprarlo con la moneta che i miei genitori mi avevano regalato. Costava 7 lire ma io confessai che ne avevo solo 5. Allor Saba mi fece lo sconto perché – disse – si vedeva che “iero un bravo putel”.
Fin da allora dimostrò scarso attaccamento al denaro, cosa che rimproverava ad alcuni suoi familiari, come la madre e la zia… e a molti suoi correligionari che tentavano di procacciarsi i clienti con moine e lusinghe appiccicose. Saba è sempre stato molto critico, e molto distruttivo, nel descrivere alcune abitudini della vita nel Ghetto.
E poi lei continuò a frequentare la libreria?
Divenni un cliente abituale della libreria che, com’è noto, era anche un luogo di incontro e di scambio di idee. I miei interessi erano filosofici e cabalistici, lontani da quelli di Saba che spesso criticava i miei gusti culturali e mi intimava di smetterla con “questi stupidezi de la Bibbia e de la Cabala”. Una volta mi mostrò una riproduzione della sedia e la pipa di Van Gogh dicendomi che quello “era molto di più”…
Quali sono le caratteristiche della personalità di Saba che la colpirono?
Da quanto ricordo aveva una personalità contrastante e contraddittoria. Era lunatico. Per esempio un giorno Leopardi era “quel gobbo maligno malefico pessimista” e qualche giorno dopo declamava estasiato a Bruno Pincherle “e chiaro nella valle il fiume appare” lodandolo come uno dei più bei versi della letteratura italiana. E poi era scontroso e scorbutico, sempre insoddisfatto e negativo, spesso affilato in alcuni giudizi sugli amici che non oso riportare: pareri irripetibili ma sempre ironici e spiritosi. Aveva un modo di parlare sempre tranchant, netto, risoluto.
Da cosa ritiene che sia dovuta la sua nevrosi?
Penso che la sua nevrosi non abbia una causa specifica, diversa da una tipologia che è piuttosto comune: un padre inesistente che aveva disprezzato la madre e una madre che per un periodo lo aveva abbandonato. Una nevrosi di tipo edipico. Questo può essere il motivo di quell’atteggiamento sempre infelice che mi ha colpito più di qualunque altra cosa.
Dottor Cusin, non abbiamo parlato dell’aspetto sessuale…
Bi-sessuale per la precisione… Saba ebbe la capacità di amare sia uomini che donne e senza che vivesse la cosa come un contrasto. Di questo ne sono certo. La sua peculiarità fu di sapere amare in due modi senza avvertire alcun dissidio etico o religioso. In questo caso, nella sua personalità non esistevano contraddizioni. Non si tratta di omosessualità. Non fu questa la causa del suo malessere…
[Roberto Calogiuri]