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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Saverio Fattori con il suo “12:47 Strage in Fabbrica” a Trieste. Intervista a uno scrittore operaio sulla vocazione, la fabbrica, la vita.

Saverio Fattori con il suo “12:47 Strage in Fabbrica” a Trieste.  Intervista a uno scrittore operaio

Trieste – L'evento è stato rimandato a data da destinarsi per motivi indipendenti dalla volontà dell'autore

Saverio Fattori presenterà il suo ultimo romanzo “12:47 Strage in fabbrica”, venerdì 23 novembre alle ore 18 presso la libreria La Fenice. Introduce Francesco Magris. Letture di Giulia Toniutti e Anselmo Luisi.

Fattori ha risposto a qualche domanda sulla scrittura, il lavoro, la vita.

Operaio e scrittore. Più l'uno o l'altro? In che rapporto stanno? Ale, il mio personaggio, non vuole bene a nessuno. È solo, è un puro, pur nella sua follia. A volte sembra ipersensibile, ma vorrebbe essere inumano, feroce. Quanto a me… scrittore e operaio devono necessariamente convivere. L’operaio deve portare a casa i milletrecento euro. Lo scrittore, ha un sacco di tarli nel cervello, ma deve mangiare e deve abbassare il capo. C'è attrito tra le due identità, ed è proprio da questo conflitto che esce la scrittura. Senza conflitto non c'è narrativa urgente. C'è solo mestiere.

E invece Saverio Fattori che vita fa? A lavorare sono spesso silenzioso e di cattivo umore, non mi piace la gente che recita sempre le solite formule, le stesse frasi, buon appetito, dai che oggi è venerdì, si stava meglio a letto stamattina, quindi ascolto nelle cuffiette Radio Tre, la rete più rigorosamente intellettuale. Ma posso bestemmiare e commentare una femmina come l'ultimo dei portuali di Marsiglia. Gioco con la scrittura. E anche con la vita vera. A volte invece sono più umano e mi rendo conto che ogni persona presa singolarmente cela un universo e avrebbe tanto da dire.

Chi ha imparato di più dall'altro? Non è questione di imparare. L'operaio si prende gioco di tutte le paranoie dello scrittore. Lo scrittore osserva l'operaio, l'ambiente in cui si muove e ci lavora sopra. Ma con 12:47 sono andato oltre. In fabbrica ho messo in scena il personaggio che la sera costruivo mentre scrivevo. Mangiavo davvero da solo in mensa. Stavo davvero otto ore con le cuffiette nelle orecchie. Altre cose sono falsissime. Non mi faccio di eroina. E non è vero che ho smesso di lavarmi.

Come viene visto uno scrittore alla catena di montaggio? Non so. Alcuni mi guardano storto, ma nessuno si incavolerà mai apertamente. Magari sono solo paranoie mie. Non frega nulla a nessuno. La mia scrittura stessa si nutre di paranoia e dietrologia. A volte mi sento un bambino che ha fatto una birichinata sfuggita di mano. A volte mi guardano forse davvero come un essere indecifrabile.  Mi piace essere un essere indecifrabile, difficile da comprendere. Forse mi temono.

È cambiata la sua vita in fabbrica dopo l’uscita del libro? È tutto nella paranoia, per lo più nulla di concreto. A volte sono un po' imbarazzato. Anche andare a mangiare ogni giorno in una mensa dove hai pensato l'eccidio di 11 persone...è strano. All'uscita del libro mi svegliavo la mattina presto col panico. Non mi piaceva quello che avevo fatto. Mi sentivo un “infame”, un “infiltrato”…

E i capi? Non so. L'idea del libro nasce da un fatto vero: nel 2006 venni degradato da tecnico del Controllo Qualità a operaio di catena di montaggio, per ragioni a tutt'oggi ignote. Non ebbi spiegazioni. Però mi piace che un testo possa germinare da un piccolo fatto di vita vissuta, ma che poi diventa tutt'altro. E Ale vive questo come un dramma, in seguito a questo episodio esce di senno. A Saverio Fattori proprio non può fregar di meno di essere stato degradato.

C'è un nesso tra i suoi romanzi? Cos'hanno in comune? La voce. Credo di avere una voce interiore mia, riconoscibile, qualcuno se n’è accorto, ed è il complimento più bello che mi hanno fatto. Che io parli di vita di provincia nel primo romanzo di formazione (Alienazioni padane), della carriera atletica di un atleta dopato (Acido lattico), o di un operaio che fa una strage in sala mensa, come in quest'ultimo. Una miscela appunto tra emotività estrema e disumanità. Ma non ho scritto una saga, e il mio personaggio non ha una vera e propria evoluzione. È sempre lui posto in situazioni diverse che racconta la sua verità malata al lettore.

C'è un evoluzione di Saverio Fattori? La scrittura lo ha fatto cambiare? È cambiata la sua percezione della realtà? Sì! Da quando scrivo credo di essere cambiato. Se scrivi stai più attento a tutto, diventi un predone di personaggi e fatti, ti interroghi su tutto, non ti arrendi al caso, vuoi spiegazioni, credi che ci siano sempre. Da quando scrivo penso troppo e sto in mutande come diceva Lucio Dalla. In qualche modo sei paralizzato nella vita vera, meno incisivo. Per fortuna faccio sport e credo in questo modo di salvarmi dai tarli umanistici.

Perché la metafora della “Cattedrale” per la fabbrica? È vero che il romanzo doveva intitolarsi cosi? Una prima stesura del testo uscì a puntate sulla webzine Carmillaonline con il titolo Cattedrale. Mi piaceva l'idea di qualcosa di mastodontico, sacro ed opprimente. Di inattaccabile. In qualche modo la religione schiaccia, dà regole. Ma protegge e dà una identità. Come la fabbrica. La libertà credo sia una cosa difficile da gestire. Almeno per me lo sarebbe. Questo fatto che molti uomini si ammalano appena arrivati alla pensione è inquietante. Ma capita davvero. Senza le normali mansioni che hanno scandito quasi l'intera vita, il corpo si spegne.

A cosa serve la letteratura? Quando ha cominciato a scrivere? Non lo so a cosa serve. Mi sembrano più attuali mezzi quali il cinema e la musica. È una questione di velocità. Ma sono troppo complicati nei mezzi, sono un inetto quindi scrivo e basta. Scrivo da quando ho letto il libro di una allora giovane scrittrice modaiola. Mi dissi: se scrive lei posso scrivere anch'io.

È la terza volta che viene a Trieste. Che idea si è fatta della città? Trieste è splendida... una piazza mitteleuropea su un mare bello. Tre gite con colazione al sacco, non ci ho capito nulla. Ma mi fido. Mi fido di voi.

Fvg ha già parlato di Fattori in https://archivio.ilfriuliveneziagiulia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=985:prossimamente-a-trieste-saverio-fattori-con-il-suo-ultimo-libro-12-47-strage-in-fabbrica&catid=25&Itemid=132

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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