Akropolis, percorsi di teatro civile, apre il 7 novembre un cartellone da non perdere

Akropolis, percorsi di teatro civile, presenta un cartellone da non perdere

Giunge al lusinghiero traguardo della tredicesima edizione il cartellone di Akrópolis, percorsi di teatro civile firmati da Angela Felice per il Teatro Club Udine con il sostegno di Regione Autonoma del Fvg e di Fondazione Crup, nonché in collaborazione con il Comune di Udine-Assessorato alla Cultura e, per progetti specifici, anche in incrocio con molte strutture teatrali e culturali della città e del territorio, di consolidata tradizione, quali CSS Teatro stabile di innovazione del Fvg, Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” e Ente Regionale Teatrale del Fvg.

Una  vitalità partecipata che porta a frutto la continuità e la coerenza con cui - sottolinea Giovanna Nadali, presidente del Teatro Club – il Teatro Club ha accolto da tredici anni le espressioni più vive della scena italiana d’impegno, guadagnandosi un’identità specifica nella geografia del panorama culturale udinese e regionale e  venendo per questo sostenuto da tante istituzioni, cui va la nostra sincera riconoscenza”.

Sono dodici, intanto, gli spettacoli in abbonamento per Akrópolis 13, divisi in due sezioni interne (Cartellone-guida e Teatri a Km0) e ospitati al Teatro Palamostre, tranne due rappresentazioni rispettivamente all’Auditorium Zanon e al Teatro San Giorgio. D’eccellenza la presenza di molti nomi, tra attori e autori, rappresentativi di filoni teatrali d’attualità, tra pensiero non banale ed emozione artistica: Ninetto Davoli, Saverio La Ruina, Claudio Fava, Mario Perrotta, Stefano Massini e Luisa Cattaneo, Spiro Scimone e Francesco Sframeli, Giuliana Musso, Laura Curino, Ulderico Pesce, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari con il loro straordinario Teatro ravennate delle Albe. Ad essi si aggiungono poi, sul fronte degli artisti di casa nostra, Aida Talliente e, per un eccezionale remake, Massimo Somaglino, Claudio de Maglio e Claudio Mezzelani, riuniti in tris d’attore dopo vent’anni.

Esperienze e artisti tutti italiani e tutti motivati da quella sensibilità verso il presente –commenta Angela Felice, ideatrice di Akrópolis- che connota fin dagli inizi le scelte della rassegna e dunque anche di questa  nuova edizione: la n.13, numero scaramantico  che sigilla una tradizione ormai consolidata e attesa  nell’offerta del teatro udinese e  regionale. Tanti gli spunti sul tappeto che, a voler cercare dei fili conduttori di questo nuovo cartellone, sono osservati spesso nelle unità minime di misura di microcosmi periferici e spesso nel piccolo cabotaggio del quotidiano, dove ricadono e deflagrano le emergenze della storia grande: il lavoro perduto, il degrado ambientale, il malessere individuale, l’inquinamento del costume, le infiltrazioni della piovra mafiosa, la solitudine degli “eroi” come Falcone e Borsellino di cui con uno spettacolo ricorderemo l’alta lezione civile e l’umanità coraggiosa. Sono i  temi che oggi, nell’opacità o nell’assenza di maestri e punti di riferimento, sono particolarmente avvertiti dai nuovi autori e dalle giovani generazioni. E appunto anche questa stagione si apre a chi ha le antenne più vigili per captare gli umori della nostra attualità smarrita e complessa: molti artisti giovani e alcuni autori, come nel caso di Stefano Massini, Claudio Fava, Scimone Sframeli, Laura Curino e Ulderico Pesce, per i quali stiamo studiando un programma collaterale di incontri e seminari, in collaborazione con la Civica Accademia “Nico Pepe”.

Il cartellone si apre  il 7 novembre con una boccata iniziale di ossigeno comico-grottesco, garantita dallo spettacolo Il Vantone, nella memorabile traduzione in romanesco dal Miles gloriosus plautino firmata da Pier Paolo Pasolini nel 1963, su richiesta di Vittorio Gassman. E proprio all’inconfondibile maschera di Ninetto Davoli, l’attore-amico più caro a Pier Paolo e icona inconfondibile di leggerezza popolare, spetterà con altri sei compagni di scena il compito di assumere su di sé la Roma che Pasolini ritagliò dalla commedia antica, in una versione che è un rifacimento artistico più che una semplice traduzione. E’ la Roma dei raggiri, delle truffe, degli espedienti per sopravvivere, della lotta per riuscire a mangiare, dell’eterna lotta tra padrone e servo o, meglio, tra signori e morti di fame. La Roma allegra dei vantoni sbruffoni da bar, campioni di gagliarda vitalità plebea e di scambi verbali musicali e pulsanti, mutuati dal teatro colorito dell’avanspettacolo. Mondi e dialetti perduti, che erano al centro degli interessi del grande poeta di Casarsa, di cui, con questo spettacolo d’apertura, si vuole anche rievocare il ricordo, nel novantesimo della nascita.

Il 28 novembre, affonda invece nelle tragedie dolorose ma rimosse dai manuali di storia il monologo Italianesi del superbo attore-autore calabrese Saverio La Ruina, pluripremiato maestro di raffinate partiture di piccoli gesti scenici e applaudito narratore-interprete di vicende umane di ingiustizia e umiliazione. Come quella, vera,  degli italiani “dimenticati” in Albania fino alla caduta della dittatura comunista e poi rientrati in una patria sognata che li riconosce a metà, né italiani né albanesi. Italianesi, appunto.

Ancora un colpo al cuore, il 14 dicembre (al Teatro San Giorgio), con lo spettacolo in prima regionale, regia di Marcello Cotugno e ricco cast, ‘Novantadue, nel ricordo di Falcone e Borsellino, venti anni dopo.  Una moderna tragedia classica che ricostruisce idealmente l’ultima notte trascorsa insieme dai due magistrati amici nel carcere dell’Asinara, scelto a esilio protetto di lavoro  investigativo e qui visitato da fantasmi vagamente shakespeariani, tutti ambigui, dal mafioso pentito al falso collaboratore. Una notte concentrata di confidenze, sdegni e paure, in cui non solo è rievocata l’umanità dei due intransigenti servitori dello stato, già vittime predestinate di torbide collusioni, ma soprattutto è dibattuta la questione centrale della verità in lotta con chi la piega in  malavitose distorsioni. Queste le intenzioni dell’autore Claudio Fava, che continua a  riversare in scrittura  il suo coraggioso e lucido impegno di lotta alla mafia, che già gli uccise il padre Giuseppe.

In clima pre-natalizio, il 19 dicembre (all’Auditorium Zanon, per Teatri a Km0), spazio ad un’altra boccata leggera di ossigeno con lo spettacolo La vita non è un film di Doris Day, di Mino Bellei e con il magnifico terzetto en travesti, Massimo Somaglino, Claudio de Maglio e Claudio Mezzelani, che lo riprendono a vent’anni di distanza. Le risate,, apparentemente indolori, sono in realtà agrodolci e crepuscolari, perché nel Natale, in cui per rito antico  si ritrovano le tre amiche un po’ âgées che cominciano tutte per A (Angiolina, Amalia e Augusta), vengono a galla non solo comiche baruffe caratteriali, ma anche bilanci di vita fallimentare e infine solitudini attuali da vecchiaia dimenticata  dal mondo.

Il cartellone di Akrópolis entra di nuovo nel vivo delle sue proposte di scena apertamente “civile” martedì 22 gennaio 2013, con lo spettacolo Atto finale. Flaubert, terzo capitolo della “Trilogia dell’individuo sociale”, premio Ubu 2011, di cui lo scorso anno è stata vivamente applaudita la seconda parte in forma di cabaret I cavalieri. Insieme agli attori del Teatro bolognese dell’Argine, ne è sempre ideatore, interprete e regista Mario Perrotta, che è artista caro ad Akrópolis fin dai suoi memorabili monologhi Cincali, dedicati all’emigrazione italiana. Con questo ultimo lavoro dal taglio visionario, sulla traccia del romanzo incompiuto di Flaubert  Bouvard e Pécuchet,  si disegna il quadro impietoso della ridicola condizione di due uomini, trincerati nella loro solitudine a specchio, metafore di impotenza e sostanziale paura di fronte alle grandi domande dell’esistere. Soli, nonostante le tastiere del pc che ne sono la protesi  rassicurante ma che si rivelano strumenti inutili per la comunicazione col mondo. Uno spettacolo da non perdere, che, accanto alla impostazione filosofico-esistenziale, pone interrogativi anche sul presunto ottimismo della rete e delle sue esaltate possibilità via web.

Fa parte a sé lo spettacolo in prima regionale  Balkan Burger di Stefano Massini (in scena Luisa Cattaneo, con il musicista Enrico Fink), con cui il 28 gennaio, secondo una lunga tradizione, Akrópolis continua a riflettere sui mali dell’intolleranza e del razzismo, in occasione delle  iniziative progettate dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine intorno alla Giornata della memoria. In scena, la storia incredibile dell’ebrea Razna, che vedrà cambiare la sua vita con il ritmo di una ballata kletzmer, sullo sfondo del tormento balcanico e dei suoi tanti dei.

Attesissimo, il 13 febbraio, Giù, ultimo lavoro in prima assoluta per il triveneto di una delle compagnie più creative e pluripremiate della ricerca italiana, i messinesi Spiro Scimone e Francesco Sframeli, accompagnati da altri due compagni di scena. Un apologo provocatorio e durissimo contro il marciume della nostra società che umilia la dignità e la libertà dell'individuo e che in scena è restituito secondo lo stile caro a questi coraggiosi artisti di fama internazionale, tra dramma e comicità grottesca e surreale.

Riflettori puntati su altre zone d’ombra anche il 27 febbraio (per Teatri a Km0) con La fabbrica dei preti, ultimo monologo della bravissima Giuliana Musso, assistita per le ricerche e la drammaturgia da Massimo Somaglino, Riccardo Tordoni  e Giovanni Panozzo. Sulla traccia del libro omonimo di don Antonio Bellina, il lavoro alza il velo sulla dimensione umana dei sacerdoti, mortificata e spesso repressa nei seminari che ne hanno forgiato la preparazione religiosa. Argomento tabù, che Giuliana Musso affronta secondo le sue corde d’artista, tra partecipazione umana e coraggio della denuncia.

Focus speciale sul saccheggio dell’ambiente italiano e sulle speculazioni, anche torbide, del suo degrado, nel mese di marzo, che vede in scena due superlativi e amati protagonisti della narrazione civile a teatro: Laura Curino, con Malapolvere, il 12 marzo, e Ulderico Pesce, il 26 marzo, con Asso di monnezza.  Due modi e due stili diversi, per affrontare, da un lato, il danno alla salute in cambio di un fittizio benessere materiale, come dimostra la vicenda di Casale Monferrato, città ricca di storia e di civiltà operosa, ora  rovesciata in geografia deturpata dall’amianto e da una strage silenziosa; per  smascherare, dall’altro, i traffici illeciti dei rifiuti urbani e soprattutto di quelli industriali, che ammorbano l'Italia. Questioni urgenti e tutte d’attualità, su cui questi due spettacoli puntano la loro riflessione, con partecipazione umana e coraggio politico da teatro-inchiesta.

Grande attesa anche per Aida Talliente, attrice friulana di talento sempre più evidente, che il 17 aprile, in prima regionale, proporrà il suo ultimo lavoro, Miniere (Teatri a Km0), frutto di una lunga ricerca sul campo come per i precedenti spettacoli, tutti ospitati in Akrópolis, Aisha, Sospiro di rosa, Porco mondo. Ora, con il supporto delle splendide foto di Danilo De Marco e della tromba dal vivo di Mirko Cisilino, l’attenzione è puntata sulla tormentata vicenda della chiusura della miniera di Cave del Predil, che nel 1991 provocò la clamorosa protesta di tutta una comunità. Argomento di attualità che oggi trova una replica drammatica nel tormento dei minatori sardi del Sulcis e che la Talliente affronta con la consueta adesione affettiva e umana.

Gran finale infine, il 23 aprile, con Pantani, ultimo lavoro in prima regionale del ravennate Teatro delle Albe, compagine di punta del teatro di ricerca italiana, con Marco  Martinelli, autore e regista,  Ermanna Montanari, pluripremiata attrice dalla strepitosa vocalità, e un folto cast di compagni. Al centro una metafora scenica che prende spunto dalla vicenda umana e agonistica del grande campione Pantani per disegnare insieme un affresco corrosivo del circo mediatico della nostra società e degli interessi economici che lo muovono. Ombre oscure per uno spettacolo teatralmente luminoso che è assolutamente imperdibile..

Tanti temi, dunque, per tanti artisti, e sempre con occhi aperti sull’oggi, come avverrà anche per le iniziative collaterali al cartellone vero e proprio. Sono in cantiere, infatti, una serie di momenti specifici di approfondimento in collaborazione con la Civica Accademia ”Nico Pepe” di Udine e con la presenza degli autori e attori ospiti della stagione, come Ninetto Davoli, Claudio Fava, Stefano Massini, Spiro Scimone e Francesco Sframeli, Laura Curino.

Momenti qualificanti che, insieme agli spettacoli, innervano con forti credenziali di senso questo nuovo cartellone che, come per la passata edizione, convergerà al Palamostre anche per la gestione abbonamenti e biglietteria (agenzia Vivaticket), con un punto informazioni e vendita (tel. 0432.506925) attivo dal 15 settembre 2012, dalle ore 17.30 alle ore 19.30, tutti i giorni, escluso lunedì e domenica..

Info, Teatro Club Udine, via Marco Volpe 13, tel/fax 0432.507953, e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.teatroclubudine.it.

 

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