Cultura
"Scatti di genere" con Alessandra Vicari
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 14 Marzo 2013 07:16
Trieste – Siamo giunti al sesto appuntamento per gli incontri organizzati nella sede della Scuola del Vedere e Libera Accademia di Belle Arti con l'artista Alessandra Vicari, che parlerà di “Scatti di genere”, l’arte al femminile, oggi giovedì 14 marzo, come sempre a partire dalle ore 20.30, nella sede della stessa Scuola del Vedere / Libera Accademia di Belle Arti, via Rittmeyer n 18, a Trieste, I piano.
Riconoscere il posizionamento della donna nel mondo dell’arte equivale a un riconoscimento del suo punto di vista, anche nel senso letterale del termine: l’artista donna dove volge lo sguardo, quale mondo descrive, quale è la sua visibilità, chi la rappresenta e in che modo. A partire da pittrici e fotografe quali Cassat, Morisot, Cameron, Hawrarden, Cahun, per citare alcuni esempi, sarà possibile riconsiderare il cammino che ha condotto gradualmente la donna a una dichiarazione sempre più articolata della propria identità di donna e di artista, in un mondo culturale difficilmente accessibile. Per esempio, Cassat e Morisot, narrano uno spazio domestico distante dal racconto tratteggiato dai loro colleghi contemporanei. Si tratta di una libera scelta o risponde a precise convenzioni imposte? Come muta la narrazione artistica della donna, quali compromessi accetta per una maggiore visibilità culturale? Proprio perché il femminile è socialmente costruito non può che mutare nella sua ricerca di identità e posizionamento. Non verranno però dimenticate, accanto alle testimonianze storiche, il commento di quelle vicine alla nostra attualità, parlando quindi anche di autrici del calibro di Cindy Sherman e Shirin Neshat. Per ulteriori info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Alessandra Vicari per strani percorsi del destino si è ritrovata a Trieste dopo aver conseguito la specializzazione in Storia dell’Arte presso la Facoltà di Udine. Si occupa di arte contemporanea ed è appassionata di entomologia. Tra gli ultimi artisti di cui ha presentato le mostre o sui quali ha scritto dei testi analitici sul loro lavoro ricordiamo: Antonio Mascia, Alessandro Sartore, Luigi Tolotti.
Nail art e dintorni: quando il corpo diventa un oggetto d'arte
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Sabato, 09 Marzo 2013 22:18
- Scritto da Angela Caputo
Pordenone - Si chiamava “manicure” o “ricostruzione delle unghie”, termini più semplici per indicare tecniche estetiche per curare la bellezza delle mani basate soprattutto sulla limatura delle unghie, la loro smaltatura, l’accorciamento delle cuticole, cioè le pellicine che fanno da barriera alle unghie, e nei casi di unghie rovinate o troppo corte il loro allungamento tramite tip, cartine o gel.
Tutto questo però negli ultimi anni è stato man mano sostituito o meglio ancora approfondito con la cosiddetta Nail Art, una particolare tecnica studiata nelle scuole professionali di estetica e in scuole più specialistiche, che consiste non solo nella cura delle unghie (che di base per essere trattate devono sempre essere in buona salute), ma anche nell’abbellimento in superficie di smalti che vanno da quelli tradizionali (i classici colori come rosso, bianco, ecc.) alle combinazioni di french (di solito bianca, è la sottolineatura delle lunetta delle unghie) fino alle decorazioni di soggetti e fantasie varie mediante tecniche e strumenti sempre più piccoli, in grado di soddisfare le esigenze e le personalizzazioni più originali.
In pratica, è possibile anche farsi l’autoritratto sulle unghie? Ebbene, pare proprio di sì, visto che sul web e sulle pagine dei social network le “Nail artists” (possiamo definirle così queste artiste delle unghie) fanno quasi a gara tra loro per originalità e professionalità.
Non c’è un target ben distinto di donne appassionate di Nail Art che si sottopongono alle decorazioni più svariate: dalla casalinga che cura le sue mani per proteggerle dai lavori domestici e in particolare degli agenti chimici che si trovano nei comuni detersivi, come ammoniaca e candegina soprattutto, dalla giovane studentessa che personalizza il proprio look con colori sempre più di tendenza, dalla operaia che, tolti via i guanti da lavoro, sfodera la propria femminilità e - perché no?- anche la propria fantasia, dalla donna manager o professionista che alla propria severità incrollabile e professionale associa un nota di colore, alla signora di una certa età (magari pensionata) che decide di dare un tocco di giovinezza o di eleganza intramontabile alle proprie mani.
Facendo un excursus storico, la Nail Art non è una forma d’arte contemporanea ma da fonti archeologiche sembra avere una origine antichissima: fin dall’antico Egitto era importante mantenere le unghie curate e decorate, anche se questa prerogativa era esclusiva per le donne appartenenti alla nobiltà che, proprio per questo motivo, si distinguevano dalle donne di ceto medio e basso. Le prime testimonianze risalgono al 3500 a.C. , periodo in cui dal Nilo si importavano minerali e oli essenziali che servivano a produrre l’hennè, un colorante usato per dipingere le unghie e anche il corpo.
Anche in India, nell’antichità, le donne erano solite decorare le unghie e le mani per intero con particolari coloranti estratti da piante: l’intento di questa operazione estetica era soprattutto rituale. Dal mondo greco e romano inoltre sono giunte testimonianze di esperimenti di smalti primitivi ottenuti con materiali organici e piante.
Con l’avvento del Cristianesimo la pratica di decorare unghie e mani si è interrotta in quanto considerata peccaminosa: non solo, anche la ricerca della bellezza veniva ritenuta come una pratica negativa per l’anima del “buon cristiano”. A riprendere la valorizzazione del corpo e della bellezza femminile sono stati i poeti del Medioevo, in particolare i “trovatori”, che esaltavano le figure di “donne angelo”, di cui si innamoravano perdutamente senza essere corrisposti.
Nel corso del secoli la cura del corpo e la ricerca continua della bellezza non si è mai fermata. Il culmine di ciò può essere individuato nel corso degli Anni ’50 del ‘900, quando dive del cinema hollywoodiano, come Marylin Monroe , si sono imposte sullo schermo a colpi di primi piani delle loro splendide mani, su cui spiccavano smalti rosso fuoco super brillante, per poi passare il testimone alle colleghe degli anni ’60 che sfoggiavano un’elegante e delicata french bianca e degli anni ’80 che osavano addirittura colori shock.
La Nail Art è riuscita a spostare l’attenzione dal viso o dal corpo alle mani, che possono essere definite così una specie di “biglietto da visita” perché il primo contatto tra persone, sotto i diversi contesti (lavorativo, scolastico, sociale, ecc.) avviene proprio con le mani.
E le mani, si sa, sono una delle parti del corpo più importanti in una donna: a confermarlo soprattutto sono gli uomini, che apprezzano tanto questa tecnica estetica che sembra quasi essere pure diventata una strategia di seduzione.
Mani sempre più decorate dunque: mani che diventano in alcune occasioni veri e propri gioielli, con decorazioni di Swaroskj, brillantini, strass, mani che riprendono le stesse tonalità dei vestiti che si indossano, mani che associano a volte i tatoo del corpo riproducendoli sulle unghie (la Nail Art si è spinta anche a questo), mani che simpaticamente riprendono i personaggi dei cartoni animati, mani si trasformano in un mini giardino fiorito …. In fin dei conti l’importante è lasciare il segno, ops il graffio…
Angela Caputo
Un raggio di luce tra il Vajont e Longarone per ricordare il 50° anniversario della tragedia
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- Pubblicato Martedì, 05 Marzo 2013 21:44
- Scritto da Redazione fvgnotizie
Casso (Pn) - Presso il Nuovo Spazio espositivo di Casso, organizzato dall'associazione Dolomiti Contemporanee, si è svolto il 5 marzo tra le 18.30 e le 20 l'evento "La Fine del Confine/The End of The Border", un progetto dell'artista trentino Stefano Cagol.
Un potente fascio luminoso, lungo 15 chilometri, è stato proiettato sopra alla Diga del Vajont fino a Longarone. L'arte ha prodotto una nuova immagine attraverso questi luoghi, ancora tanto segnati dalla tragedia che li colpì mezzo secolo fa (1963), illuminando il cemento, nel crepuscolo.
Il giorno successivo, mercoledì 6 marzo, un secondo raggio sarà proiettato a Cortina d'Ampezzo. Esso colpirà la Parete Sud della Tofana di Rozes, uno dei bastioni dolomitici più impressionanti e rappresentativi, Patrimonio dell'Umanità, da una distanza di alcuni chilometri.
Con questi primi due raggi si inaugura il lungo viaggio che, attraversando l'Europa, condurrà l'artista alla Triennale di Barents, Kirkenes, Circolo Polare Artico, 5.000 chilometri più a nord.
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