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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Pordenone, Pasquetta con la grande mostra dedicata ad Armando Pizzinato

Pordenone, Pasquetta con la grande mostra dedicata ad Armando Pizzinato

Pordenone - Anche il lunedì di Pasquetta, così come a Pasqua, i musei civici di Pordenone sono chiusi. Non tutti, però. Unica ad essere aperta lunedì 1 aprile, dalle 15.30 alle 19.30, sarà la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “A. Pizzinato”, dove è in corso la mostra “Armando Pizzinato, nel segno dell’uomo”, antologica dedicata ad uno dei più significativi artisti del Novecento italiano, maniaghese di origine, accolto da Pordenone e successivamente adottato a Venezia.

Si tratta di una mostra di ampio respiro che ripercorre tutte le tappe della sua evoluzione artistica, dove spiccano anche opere di grandi dimensioni e di forte impatto visivo ed emotivo, che è stata visitata da importanti critici d’arte raccogliendo segnalazioni e recensioni sui quotidiani nazionali più prestigiosi e sulle riviste specializzate. La prima sezione della mostra è dedicata agli anni giovanili di formazione legati all'ambiente artistico di Pordenone, dove il giovanissimo Armando studiò con Tiburzio Donadon e Pio Rossi, per poi andare a Roma, dove strinse amicizia con Guttuso, grazie alla Borsa di studio Marangoni. Nel 1941, trasferitosi a Venezia, si fa notare dal pubblico e dalla critica con una prima personale.

Aderisce alla Resistenza, di cui celebra i valori anche con la pittura e nel dopoguerra aderisce al Fronte Nuovo delle Arti, di cui è uno dei fondatori e tra i maggiori promotori. La seconda sezione approfondisce l'adesione al Realismo Italiano, periodo nel quale espone la grande tela “Un fantasma percorre l'Europa” alla XXV Biennale. Al centro della sua opera emerge l'uomo nuovo rappresentato dai lavoratori come ben testimoniano i cartoni degli affreschi della Sala Consiliare della Provincia di Parma, prestigioso e impegnativo incarico degli anni ’50. La terza sezione si apre con l'improvvisa morte della moglie Zaira, nel dicembre del 1962, che provoca una profonda crisi artistica e l'esaurirsi dell'esperienza realista.

Si apre dunque il periodo neonaturalista, con cui giunge a una piena libertà espressiva utilizzando forme sia dinamiche, sia astratte o figurative ma sempre fedele a una concreta visione della realtà. Arrivano un secondo amore, nuove ispirazioni, grandi riconoscimenti ufficiali e importanti mostre: Biennale di Venezia, Mosca, Leningrado, Berlino, Pordenone, Museo Correr. Ma Pizzinato non si ferma qui, cerca nuovi orizzonti e una piena libertà interiore, che caratterizzano il suo ultimo ciclo artistico: sono grandi dipinti portatori di una nuova astrazione costruita su rigorose geometrie.

Il libro Poffabro luogo magico, dedicato al suo Friuli e pubblicato nel 1992, che può essere considerato come il suo testamento spirituale, chiude la sezione. Esso eleva un monito a difesa del rispetto dei luoghi e della loro memoria, denunciando speculazione edilizia e restauri architettonici dissennati, lasciandoci un'idea di paesaggio come patrimonio collettivo. La sezione a Casa Zanussi, dedicata al contesto pordenonese, lunedì 1 aprile osserverà invece il risposo festivo.

Sulle orme di Penelope: la mostra "Fili inestricabili" dell'artista triestina Magda Starec Tavčar

Sulle orme di Penelope: la mostra

Trieste - Presso l’affascinante sede dell’Impresa Sociale Ad Formandum - in via Ginnastica 72 - continua la mostra “Fili Inestricabili” dell’artista Magda Starec Tavčar, che sarà visitabile fino al 30 maggio, da lunedì a giovedì, dalle ore 17 alle 20.

La mostra firmata da Elisabetta Bacci si compone di venti opere di grandi e piccole dimensioni che rimescolano, per mezzo di un impianto decorativo di impostazione kusheriana, la discesa fino dentro all’umido e fragile fondamento delle nostre anime.

La prima chiave di lettura che ci permette di identificare l’asse ideologico di questo lavoro lo si rintraccia nella sfera del medium artistico, - come ricorda Bacci - prima che nella narrazione che ne consegue.

Magda Starec Tavčar si occupa d’arte nelle sue svariate applicazioni da quando ha memoria. Nata a Trieste in una famiglia di lingua e cultura slovena, ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Trieste, ha lavorato come grafica pubblicitaria ed insegnante di educazione artistica.

Ha fatto contemporraneamente l’illustratrice di testi per l’infanzia e la mamma, non necessariamente nello stesso ordine. Di tessitura ha iniziato ad interessarsi più tardi ed è stata una conquista ed una scelta verso un mezzo espressivo autonomo.

Con lei ci siamo intrattenuti dialogando su come considera la sua arte e su quello che ha voluto raccontarci.
Ho sempre avuto molta difficoltà a parlare di me, anche a presentare ed argomentare i miei lavori. Per questo ho approfittato di tecniche “filtro” per avere la distanza da quello che volevo dire.

“Il dialogo interiore tra un contenuto, che oscilla tra l’osservazione dell’esterno da sé, quindi gli accadimenti, alla natura, alla dinamica urbana, si tramuta all’interno di sé in qualcosa che viene a noi restituito del tutto trasformato”, così dice di lei il curatore della mostra Elisabetta Bacci. Ci si ritrova?
Si, è vero. Parto sempre dalla considerazione che gli oggetti, anche i più umili o piccoli sono passati per tante mani, hanno ricevuto attenzione, sono stati construiti, usati e poi rifiutati ma rimangono. Io non faccio delle riproposizioni alternative ma li rimastico, li rimpasto e li restituisco in un'altra forma.

Ci sono cose che attraggono la mia attenzione e che raccolgo e metto da parte. Tutto questo dura un tempo lunghissimo, prima o poi tutto trova un suo posto, molte volte non è neanche quello definitivo. Mi succede spesso di rimettere mano e di disfare come Penelope cose che un tempo mi erano sembrate concluse, con un eterno fare e disfare.

Cosa vuole che resti a chi guarda le sue opere?
Con il mio lavoro vorrei attrarre l’attenzione di chi guarda sulle cose cosidette marginali, di sottofondo che di solito ci sfuggono, ma che noi registriamo ad un livello non consapevole. Vorrei evocare ricordi, immagini di ambienti e di esperienze conosciute.

Da dov’è partita e dove vorrebbe arrivare, in una parola le sue evoluzioni artistiche. Ci racconta?
Io disegno molto da sempre e lo considero la base di tutti gli sviluppi successivi. La partenza è sempre uno schizzo o un bozzetto. Mi piace molto la grafica, le incisioni e tento sempre di includere e mescolare i linguaggi.
In tessitura come tecnica tradizionale - telaio ad alto liccio - ho realizzato anche arazzi per altri artisti. Adesso cerco di elaborare tutte queste esperinze in una qualche sintesi. Tutto questo può essere messo nella categoria della Fiber Art, definizione di una tendenza artistica che “intreccia” gli elementi più svariati.

Un ultima domanda: perché questa mostra?
La mostra a Ad Formandum è stata un’occasione per mettere assieme cose fatte in momenti diversi ma con un comune filo conduttore: la luce e la trasparenza, l’aria nelle sue varie interpretazioni.

Serenella Dorigo

“L’angelo metropolitano” di Giovanni Pulze

'angelo metropolitano

Trieste – In occasione della pubblicazione del secondo catalogo da parte di Juliet Editriceavrà luogo l’incontro con il pittore Giovanni Pulzeper le conversazioni d’arte della Scuola del Vedere / Libera Accademia di Belle Arti, giovedì 28 marzo alle ore 20.30, nella sede di via Rittmeyer .

Nella serata Roberto Vidali e Antonio Cattaruzza parleranno dell’opera di questo autore, soffermandosi in particolare sulla figura dell’angelo che caratterizza ormai da molti anni il suo lavoro. Un angelo tra la folla, sovente immerso nel caos del traffico o nel mezzo di una tormenta di neve. Si ricorda che l’autore è presente con una donazione permanente - pittura su tela di cm 150 x 170, dedicato alla città di Trieste - nel tempio neoclassico di S. Antonio Nuovo Taumaturgo. Per ulteriori info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

In Giovanni Pulze dall’incontro casuale con il vecchi maestro Orlando Fasano, pittore e scultore friulano, ritiratosi nelle campagne di Mogliano Veneto, dopo le frequentazioni parigine con Picasso, Mirò, Cocteau e Prevert, nasce una grande amicizia e la scoperta dell’arte moderna. Dal 1991 abbina con continuità, all’attività artistica, quella di designer nel campo della moda, creando con il marchio “Jeans Latino” la sua prima collezione di moda giovane. In quegli stessi anni, nel mondo dell’occhialeria, collabora come freelance, con aziende storiche italiane del settore come Safilo, Marcolin, Celes, Filos Piave, Valberra. All’estero ha collaborato con la Chai Group tedesca, creando modelli che sono diventati parte integrante delle collezioni Versace, Valentino, Roccobarocco. Di particolare interesse artistico la sua collezione di occhiali ispirata a dieci maestri dell’arte moderna, con la realizzazione dei rispettivi modelli: da Modigliani a Picasso, da Dalì a Fontana e Warhol. Si è occupato anche di ceramica, realizzando una collezione di totem, anche luminosi, chiamati “Towers” e altri oggetti di design. Sul finire degli anni Novanta il suo guardare al fantastico lo porta a studiare la pittura dell’inglese Turner e del tedesco C.D.Friedrich, dai quali accoglierà il senso del vuoto e della solitudine umana. Dal 1999 il tema dominante della sua opera pittorica è la figura dell’Angelo metropolitano.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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