Le indagini sull'assassinio di Giulio Regeni: Egitto smentisce ruolo dei servizi di sicurezza
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- Pubblicato Lunedì, 15 Febbraio 2016 13:16
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - Il ministero dell'Interno egiziano, con una nota ufficiale, ha smentito le informazioni pubblicate dai mezzi d'informazione occidentali secondo le quali il ricercatore di Fiumicello Giulio Regeni sarebbe stato arrestato da elementi appartenenti ai servizi di sicurezza prima della sua morte.
Il comunicato è stato diffuso dall'agenzia di stampa ufficiale egiziana Mena e ripreso da numerosi giornali del Cairo.
Secondo la nota, i media occidentali avevano pubblicato "informazioni completamente erronee circa le condizioni della scomparsa dell'italiano e aggiunge che una grande squadra di indagine è incaricata di svelare i moventi dell'omicidio dell'italiano e che questa squadra coopera pienamente con la controparte italiana", viene aggiunto nel testo che conclude: "i risultati delle ricerche e delle indagini su questo caso saranno annunciati quando porteranno a risultati utili".
Intanto proseguono le indagini degli investigatori italiani al Cairo che trovano difficoltà con il passare del tempo. Le fonti di indizi giungono con ritardo. La Procura egiziana ha acquisito i filmati delle telecamere di video-sorveglianza di alcuni negozi nella zona dove Regeni è scomparso solo negli ultimi 2 giorni, riferisce l'Agenzi italiana Ansa.
Nonostante le smentite ufficiali, continuano a filtrare notizie.
L'autorevole quotidiano New York Times cita una sua fonte locale secondo cui il fermo dell'italiano sarebbe stato "ripreso da quattro telecamere di sorveglianza" di altrettanti negozi del quartiere mentre non meglio precisati "agenti" avrebbero fermato il giovane, e dopo l'identificazione e la perquisizione del suo zaino "lo hanno portato via".
Le indiscrezioni pubblicate dall'Agenzia di stampa Reuters sulla perizia medico-legale acquisita dalla Procura di Giza e secretata confermano i segni, terribili e inequivocabili, delle tortura, con tremendi particolari.
Gli oppositori del regime egiziano del resto denunciano da tempo i metodi brutali con cui vengono repressi gli attivisti, con torture sistematiche nei commissariati e nelle carceri del Paese, che conterebbero oltre 40.000 detenuti politici, accusati a vario titolo di sovversione e terrorismo.
In Italia, il pm Sergio Colaiocco, titolare dell'inchiesta, ha ascoltato la sorella di Giulio, Irene, e un'amica, entrambe nella qualità di persone informate sui fatti. Il Ros e lo Sco avrebbero inoltre acquisito materiale informatico.
La famiglia Regeni ha nominato un suo legale, l'avv. Alessandra Ballerini, che ha invitato alla cautela: "È difficile avere riscontri su testimonianze egiziane, dobbiamo fidarci delle fonti ma intanto viene pubblicato di tutto", ha detto, esprimendo fiducia nelle indagini condotte dalla Procura di Roma.