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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

La salma di Giulio Regeni sarà venerdì a Fiumicello. Autopsia rivela la brutalità dell'assassinio

La salma di Giulio Regeni sarà venerdì a Fiumicello. Autopsia rivela la brutalità dell'assassinio

Roma - Si terranno venerdì 12 febbraio a Fiumicello le esequie di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso brutalmente al Cairo. Non si tratterà di un funerale di Stato.

L'esame autoptico è stato concluso. L'équipe di medici legali ha riscontrato sul giovane i segni di un violento pestaggio e numerose abrasioni, fratture in varie parti del corpo, tuttora oggetto di analisi così come il colpo al capo che ha provocato il decesso.

La frattura della colonna cervicale è stata determinata quasi certamente da una torsione innaturale del collo del giovane da parte di una persona che gli stava di fronte, ha avuto come conseguenze la rottura del midollo spinale e una conseguente crisi respiratoria, alle quali è seguita, infine, la morte.

Gli investigatori italiani sono già al lavoro al Cairo. Permangono forti dubbi sulla reale collaborazione delle autorità egiziane.

Intanto, al Cairo, un centinaio di manifestanti si sono radunati di fronte all'ambasciata italiana per un sit-in in ricordo del ricercatore italiano.

Sorvegliati da decine di poliziotti e ripresi dalle telecamere di un gran numero di tv internazionali, i manifestanti hanno deposto fiori e hanno acceso candele. "Giulio era uno di noi", si legge sui cartelli, scritti sia in arabo che in italiano.

Anche in Inghilterra i colleghi di Regeni fanno sentire la loro voce. Neil Pyper, della Scuola di Strategia e Leadership all'Università di Coventry, ricorda il giovane in un articolo, ripreso da diversi media britannici, dal titolo: "L'omicidio del mio amico Giulio Regeni in Egitto è un attacco alla libertà accademica".

Oltre a sottolineare l'impegno e la carriera di Regeni, studente di Cambridge, Pyper sottolinea che il suo "assassinio è una sfida diretta alla libertà accademica che è un pilastro del nostro sistema di istruzione superiore".

"Lui - prosegue - è solo uno dei tanti studiosi che sono stati arbitrariamente detenuti e sono stati spesso vittime di abusi in Egitto".

"Come comunità accademica e come società, abbiamo il dovere di farci sentire per proteggere loro e i loro colleghi che studiano in luoghi pericolosi in tutto il mondo".

"È fondamentale - si legge ancora nell'articolo di Pyper - che i governi sollevino casi come quello di Giulio e facciano forte pressione per indagini complete e perché i responsabili ne rendano conto".

Le autorità italiane ed egiziane, ricorda, "hanno annunciato indagini congiunte", ma "anche il governo britannico ha la responsabilità" di intervenire.

"Questo manderebbe il messaggio che qualsiasi abuso da parte delle autorità di studenti e ricercatori delle università britanniche non sarà tollerato. A tal fine, circolerà una petizione e gli amici e i colleghi di Giulio faranno campagna su questo nei prossimi giorni e settimane".

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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