Ala al Aswani: i giovani hanno condotto l'Egitto alla rivoluzione

ALA aL-Aswani: i giovani hanno condotto l'Egitto alla rivoluzione

"Se una rivoluzione nasce nelle strade che conducono alle piazze, ad a farla sono soprattutto i giovani il cambiamento non può che essere radicale e duraturo."  Ne è convinto   Ala al-Aswani,  ad Udine per Vicino/Lontano 2012. Sabato 5 maggio, al teatro Nuovo Giovanni da Udine,  riceverà per il suo libro: "La rivoluzione egiziana"(Feltrinelli) il Premio letterario Internazionale Tiziano Terzani.

Unanimamente riconosciuto come il più grande scrittore egiziano, storica voce di opposizione al regime di Mubarak grazie a Vicino/Lontano 2012,  può testimoniare in diretta,  del cambiamento di rotta di un intero paese, l’Egitto,  e di una  rivoluzione cominciata sul web con la potenza che solo i nuovi mezzi di comunicazione, Facebook e Twitter hanno.

“La scintilla, spiega Ala al Aswani, quella che ha acceso la  protesta e quindi ha scalzato il tiranno dopo oltre trent’anni di dittatura è dilagata in  rete, grazie a uomini e donne che fanno il 65%della popolazione ed hanno meno di trentacinque anni.”

La fine del regime, anche quella è arrivata in diretta, via Media, pochi minuti dopo le sei del pomeriggio, quando era già buio sulle due sponde del Nilo e il Cairo era sommerso da una folla mai vista nei diciotto giorni di rivolta. L'ex tenente generale Omar Suleiman, da poco nominato vice presidente, è comparso sui televisori e in due frasi ha annunciato che Hosni Mubarak aveva infine rassegnato le dimissioni. Nel frattempo si era sparsa la notizia che il raìs se ne era già andato dal Cairo, con la famiglia, per raggiungere la residenza estiva di Sharm el Sheikh, sul Mar Rosso egiziano. Suleiman, l'uomo dei servizi segreti, campione dello spionaggio, delle trame e delle repressioni, ha dichiarato, con un'espressione trasudante collera, la resa del suo capo. 

La faccia scavata e gli occhi socchiusi, dicevano più delle parole gettate in faccia ai milioni di egiziani impegnati notte e giorno, da tre settimane, a gridare sulle piazze, con tenacia e semplicità, la voglia di libertà e democrazia.

“I giovani, prosegue 'Ala al-Aswani, hanno pagato il prezzo più alto, senza sparare un colpo di  fucile, senza violenza, hanno trascinato con loro un paese di ottanta, cento milioni di abitanti.” Ala al Aswani è stato in piazza dal primo all’ultimo giorno della rivoluzione ed ha documentato attraverso il  libro per il quale verrà premiato con il Terzani, quanto è accaduto nel suo paese.

“Ogni martedi, continua,  usciva un mio articolo in arabo che veniva poi tradotto in inglese e faceva  il giro del mondo. Io stesso ho raccolto gli articoli presenti nel libro, scegliendo quelli che potessero spiegare all’Occidente quanto stava avvenendo”.

 Attualmente il Paese vive una situazione in cui dopo il colpo di stato l'esercito controlla, gestisce la rivoluzione , che non ha promosso, anzi l'ha colto di sorpresa, come il resto del regime. Si vedrà poi se i generali dell'Alto Consiglio delle forze armate manterranno le promesse ed esaudiranno le aspirazioni della gente di piazza Tahrir. Se riusciranno a disegnare una democrazia accettabile.

Ala al-Aswani,  è convinto di si ed è ottimista. “La rivoluzione è irreversibile, ed è l’ esito di un processo lungo iniziato già nel 2004. Il mio paese dice non metterà in crisi la democrazia né lo faranno i fratelli musulmani. Inizialmente sono stati strumentalizzati da Mubarack per giustificare la dittatura ma non  approderemo ad  un nuovo autoritarismo”.

Alla testa dell'Alto consiglio delle Forze armate c'è ora il feldmaresciallo Mohamed Tantawi, fino a ieri ministro della difesa e ufficiale distintosi nella quarta guerra contro Israele, quella del Kippur, nel 1973.” La morte nelle strade, con i cecchini che sparavano  mirando alla testa ti fa cambiare lo sguardo che hai sul mondo e sulla vita. Scriverò di questo, conclude Ala al Aswani che continua ad andare, due volte alla settimana, nel suo studio dentistico. Spesso con i pazienti parliamo di quanto è accaduto e delle trasformazioni ancora in corso nel nostro paese. Così parlo con la gente e resto in contatto con le persone.”

Gli egiziani hanno cacciato il raìs, che con la sua famiglia ha accumulato un patrimonio di sessanta miliardi di dollari, un sesto del reddito nazionale, in una società dove quattro famiglie su dieci vivono sotto il livello di sussistenza.

In questo  momento, le verità non ha veli ed è spesso crudele. Dopo la piccola Tunisia, l’ Egitto è un esempio, una tentazione per tutto il mondo arabo, dove si è aperta una grande breccia per la democrazia.

 

Fabiana Dallavalle
 

 











Questo sito è impostato per consentire l'utilizzo di tutti i cookie al fine di garantire una migliore navigazione. Se si continua a navigare si acconsente automaticamente all'utilizzo. Per comprendere altro sui cookie e scoprire come cancellarli clicca qui.

Accetto i cookie da questo sito.