Open data, Insiel porta a Udine esperti del settore da tutta Italia per raccontarne le frontiere

Open data, Insiel porta a Udine esperti del settore da tutta Italia per raccontarne le frontiere

Udine - Sono uno dei temi più discussi negli ultimi anni, ma al tempo stesso tra i meno chiari da comprendere: gli open data. Dalla TED conference nel 2009 di Tim Barness Lee, il "padre" di internet, che per prima accese l'attenzione su questi elementi della rete fondamentali, a oggi sono stati compiuti grandi passi in avanti.

Proprio in questa direzione, si sono mossi Insiel S.p.A. e la Regione, con il seminario dedicato agli open data svoltosi nella mattinata di martedì 30 giugno, presso l'Auditorium della Regione nella sua sede udinese: “Open Data, creare 'catene di valore' tra PA, Imprese e Cittadini”, moderato dal giornalista Sergio Mestrello.

Dopo gli auspici del Presidente di Insiel, Simone Puksic, "La nostra regione può competere con la Silicon Valley" ha detto "ma dobbiamo cambiare la nostra mentalità, liberando i dati", il testimone è passato al primo degli i.portanti ospiti invitati: Ernesto Belisario, uno dei primi avvocati in Italia a unire gli open data con il diritto.

Ma perché questi si legano? Perché la pubblica amministrazione, uno dei soggetti a cui è maggiormente richiesto di rendere pubblici i propri dati, può agire solo se c'è una legge che la vincola. E oggi, ha spiegato, i cittadini hanno la consapevolezza del valore che queste informazioni hanno, anche se ancora le iniziative su questo fronte sono per opera "magnanima" di singoli politici o giunte, negando così al cittadino ogni diritto su di essi.

Bisogna allora capire cosa c'è dietro a questi dati e, a questo proposito, Giovanni Menduni del Politecnico di Milano ha raccontato la “fabbrica” da cui escono. Un sistema che va capito, per non cadere nell'errore che gli open data servono per spiare la PA, bensì per organizzare un processo di sviluppo: esempi di ciò sono i lavori a cui l'ospite ha lavorato negli ultimi tempi, come “Open Expo” (sui soldi investiti nell'evento milanese), “Soldipubblici” (legato alla spesa pubblica) e “#Italiasicura” (uno studio per conoscere il livello di rischio per la vita nel luogo dove si abita).

Tra le varie tematiche toccate durante la mattinata, centrale è stata quella sollevata dalla professoressa Cristina Martelli dell'Università di Firenze: molti dati non vengono pubblicati perché mancano di qualità. Tra i caratteri che la determinano, c'è la possibilità che le informazioni possano venir integrate con altre fonti, cosa non possibile in Italia e che ostacola non poco il miglioramento del servizio al cittadino.

Scorrendo i nomi e gli argomenti in programma, molto particolare è stato l'intervento di Paolo Omero di InfoFACTORY, che ha progettato l'app per smartphone “Udine Vicina”, arricchita con dati pubblici relativi ai servizi del capoluogo friulano.

Ma anche il mondo del giornalismo può guardare con interesse a questa frontiera: attraverso il software Dataminr, infatti, Twitter segnala ai giornalista possibili scoop attraverso i “tweet” dei suoi utenti; o, ancora, questo può monitorare l'influenza di una notizia sul pubblico che frequentano i social network.

Insieme ai vari altri interventi che si sono succedi, ossia le soluzioni su come rendere “appetibili” i dati pubblici per gli utenti; il racconto dell'app FVG Economy di Alessadro Russo dell'IRES FVG, che rende pubblici i numeri su occupazione e istruzione in regione; le nuove frontiere per le aziende ICT secondo Fbiano Benedetti di beanTech e, infine, le proposte di Insiel per una Open Data Comunity in Friuli Venezia Giulia, la mattinata è stata un appuntamento importante per percorre il proficuo sentiero di Go On FVG, facendo prendere atto ai cittadini del cambiamento: tappa essenziale per progettare una regione, e un'Italia, 2.0.

(Foto di Michela Caputo)

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