Politica
Impegno italiano in Medio Oriente ma non solo: il Gen. Graziano ospite dell'UniTs
- Dettagli
- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Venerdì, 04 Dicembre 2015 10:44
- Scritto da Timothy Dissegna
- Visite: 558
Gorizia – Era ad Aviano qualche giorno fa per parlare della crisi rifugiati e terrorismo con il suo omologo sloveno, poi a Roma e ieri di nuovo in Friuli: il Generale Claudio Graziano (il secondo da sinistra, nella foto), Capo di Stato Maggiore della Difesa, è stato il protagonista giovedì 3 dicembre al Polo dell'Università di Trieste di via Alviano, ospite del Corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche.
Atteso per le 15, ma arrivato solo per le 16 a causa di un ritardo del suo volo, la massima autorità dell'Esercito italiano ha tenuto una lectio magistralis su “Lo scenario mediorientale e l'impegno delle forze armate italiane”, introdotto dal Magnifico Rettore Maurizio Fermeglia, dal professor Meyr (entrambi hanno ricordato il loro trascorso da alpini) e dalla Direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Sara Tonolo.
Dopo i saluti di rito, davanti a un'Aula Magna gremita e con le più alte cariche civili e delle forze armate locali in prima fila, l'incontro è iniziato con qualche dato: 5000 militari italiani sono impiegati oggi in 25 diverse operazioni in 18 Paesi del mondo. Tanti fronti perché, ha spiegato lo stesso Generale, “la sicurezza interna è legata alla sicurezza avanzata”, quindi ndare direttamente a operare sui fronti più caldi.
Le crisi internazionali, ha spiegato il relatore, avvengono ogni 10 anni e sicuramente ciò che è successo l'11 Settembre 2001 ha portato a grandi cambiamenti. Nel 2011, poi, gli USA si sono “sgangiati dalle soluzioni delle crisi” in Medio Oriente, tant'è che con le Primavere Arabe sono nati nuovi attori poi rivelatisi “delusioni”. Nel 2012 ecco che sono scoppiate le crisi in Ucraina, l'Isis e altre.
“Le situazioni sono più veloci dei cambiamenti” ha spiegato Graziano, puntando l'attenzione su come le controversie internazionali esplodano quando sembra di aver trovato un modo per arginarne un'altra. Sullo scacchiere mondiale, gli interessi statunitensi si sono spostati da tempo verso il Sudest asiatico, mentre nel 2014 si è sottovalutata la presenza russa a est: nelle parole dell'ospite non si nasconde una certa remora verso Putin.
La zona, però, che riguarda più da vicino l'Italia è sicuramente quella del Mediterraneo: è una “cerniera, un preciso punto di crisi e problemi anche per il futuro”. A premere qui sono sia le crisi in Africa, con una presenza sempre più minacciosa del terrorismo dal Magreb in giù, sia dalle rotte balcaniche, dove peraltro si annida un'altra “filiale” del terrore estremista: le Balkans Brigade.
Ma anche il Medio Oriente interessa la nostra Penisola: dalla Siria ormai sono partiti 250 milioni di profughi, mentre il Paese oggi rispecchia la divisione che era nei progetti della ripartizione anglo-francese nel 1918. Lì accanto, in Iraq, è poi l'Italia il secondo contributore di forze armate, attraverso soprattutto addestratori per le forze locali. Ma è una zona difficile, divisa in tre aree d'influenza: curdi, sciiti e sunniti.
Anche in Libano, che Graziano ha conosciuto da vicino essendo stato Comandante delle forze ONU laggiù, il clima è teso: con Israele c'è solo un cessate le ostilità, non cessate il fuoco, che le Nazioni Unite riescono a malapena a mantenere. “Se il Libano crollasse”, ha detto Graziano, “crolla l'ultima possibilità di uno Stato multiconfessionale”.
Infine, all'ultima domanda fatta dal Rettore al termine di una stringata lectio, a causa dei problemi di orari dell'ospite, su chi veramente finanzia lo Stato Islamico, Graziano non ha dato alcuna risposta, rimandandola ad altre agenzie che se ne occupano. E intanto il buco d'informazione rimane, mentre i complottismi vari continuano a puntare l'indice verso quello o quell'altro Stato: il terrorismo si combatte anche sapendo chi c'è dietro e noi siamo ancora lontani da ciò.