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La crisi dei rifugiati in Slovenia riguarda anche Gorizia
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 23 Novembre 2015 10:49
- Scritto da Timothy Dissegna
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Gorizia - In questa ultima settimana, la situazione dei profughi in Slovenia è diventata critica. Questo Paese è una tappa del viaggio delle persone in fuga dai teatri di guerra, ma non può mantenerli tutti. Per questo motivo, infatti, il governo sloveno ha chiuso i confini con la Croazia, scatenando polemiche tra i due Stati.
Nel frattempo, il numero dei rifugiati a Gorizia, al confine tra Italia e Slovenia, è aumentato. In soli due giorni, all'inizio di novembre, 67 persone sono arrivate in città: tutti pakistani e afgani ma senza abbastanza posto dove dormire. La maggior parte di loro vive all'aperto, nei parchi o lungo le rive del fiume Isonzo.
Il numero di richieste di protezione internazionale è aumentato drasticamente dal 2 novembre, ha detto Anna Sammarro, rappresentante del Comitato per l'integrazione della Questura di Gorizia, e in un giorno le richieste sono state oltre 60: un numero elevato per una cittadina appena con 30 mila abitanti.
La maggior parte di questi rifugiati arriva dalla Slovenia o dall'Austria, dopo che il governo austriaco li ha rimandati oltre il confine. La situazione più pericolosa è per chi vive vicino all'Isonzo: alcune settimane fa, infatti, dei profughi sono stati spostati in una struttura per i richiedenti asilo non lontano da Gorizia perché il livello dell'acqua era salito.
Ma poi sono tornati in riva al fiume e hanno costruito una tendopoli. Il sistema di ospitalità in Italia si è quest'anno è andato in tilt, con 500 mila di persone arrivate in Italia, attraversando il Mar Mediterraneo senza contare chi ha attraversato la penisola balcanica. Tamara Amodio, coordinatore del Consiglio italiano per i rifugiati (CIR), ha definito il Friuli Venezia Giulia come "la Lampedusa del Nord Italia".
Secondo i dati della Regione Friuli Venezia Giulia, nel mese di settembre Gorizia ospitava 525 rifugiati e tutta la regione 2.508: in futuro saranno 3.004. La situazione ha bisogno di una soluzione veloce ed efficace, perché la maggior parte di questa gente vive all'aperto e con l'inverno potrebbe morire di freddo: è un'emergenza nazionale.