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Il parlamentare triestino della Lega Fedriga sospeso per 15 giorni per le proteste in aula
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Mercoledì, 14 Ottobre 2015 20:02
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - Quindici giorni di sospensione dall'aula per il capogruppo della Lega alla Camera, Massimiliano Fedriga e il suo collega di partito, Gianluca Pini. È quanto ha deciso l'ufficio di presidenza di Montecitorio in merito alle proteste dello scorso 7 ottobre, mentre era in corso il dibattito sulla cittadinanza. Si tratta del massimo della sanzione prevista.
In particolare, Fedriga è stato sospeso per non essersi allontanato dall'aula dopo l'intimazione della presidenza, mentre Pini per aver ricolto espressioni offensive verso Laura Boldrini.
La decisione è stata deliberata con il voto contrario del leghista Caparini mentre l'esponente del M55 Riccardo Fraccaro si è astenuto.
Immediata la reazione del parlamentare triestino: ”Tapparci la bocca per 15 giorni è vergognoso ma di certo non ci intimorisce. Può sospenderci, censurarci, la Boldrini può fare quello che vuole perché noi non abbiamo fatto niente di male se non dire la verità e cioè che non è all'altezza. È chiara la missione del presidente della camera: vuole silenziare la Lega. Lo fa non rappresentando nessuno mentre noi siamo in parlamento tramite il voto della gente secondo le vecchie e sacrosante regole democratiche che lei disprezza".
Così la dichiarazione di Massimiliano Fedriga, che prosegue: ”Noi rappresentiamo la nostra gente mentre il presidente Boldrini rappresenta solo la peggior ideologia, quella che vuole cancellare la nostra identità e le nostre tradizioni. Quella dello ius soli e dell'ideologia gender, quelle che lei non vuole farci combattere dentro l'aula concedendoci solo pochi minuti per il dibattito. Entrando nel merito del lavoro che dovrebbe svolgere, Boldrini non è un presidente super partes, non rispetta i regolamenti ma solamente gli interessi del suo schieramento politico. Noi non arretriamo e continueremo a combatterla perché quando quelli che dovrebbero essere i garanti della istituzioni democratiche diventano servili verso il governo a rischio c'è la democrazia".