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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Lo scandalo del Mose, dimenticato a livello nazionale ma che fa tremare ancora

Lo scandalo del Mose, dimenticato a livello nazionale ma che fa tremare ancora

Venezia – Dello scandalo Mose, scoppiato poco più di un anno fa ma emerso già a febbraio 2013, ormai non se ne parla più a livello nazionale.

A dominare su tv e giornali adesso, infatti, sono i fasti di Mafia Capitale, anche se “a farla grande si tratta si 100 milioni di euro, cifra che il Consorzio Venezia Nuova distribuiva in un solo anno”, scriveva ieri il Gazzettino nelle due pagine dedicate all’ex governatore veneto Galan.

Proprio sull’edizione di domenica, infatti, il quotidiano del Nordest ha pubblicato la seconda e ultima parte della lunga intervista a uno degli uomini chiave della politica locale e nazionale negli ultimi decenni, convinto di non aver nulla a che fare con la corruzione.

Dopo quattro ore di domande e risposte, i giornalisti Gianluca Amadori e Maurizio Dianese hanno pubblicato la “verità di Galan”, come riportava il giornale a titoli cubitali, su nuovi nomi e prove sul Mose.

Dalle sue parole, emerge uno scandalo di dimensioni enormi, passato in secondo piano nelle cronache nazionali. Si parla, infatti, di 1 miliardo e 200 milioni di euro pubblici, spariti tra tangenti, contributi, sponsorizzazioni in dieci anni.

Anche se, ha detto l’ex Presidente, “le mazzette ai politici sono al massimo 50 milioni. Sugli altri quattrini non indagate (riferito ai giornalisti, ndr) (…) e così non chiarite ai lettori che questo è il più grande scandalo che sia mai avvenuto in Italia”.

Galan ha parlato dalla sua villa sui Colli Euganei, dove sconta gli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, formulata dalla Procura di Venezia nel blitz della Guardia di Finanza del 4 giugno 2014.

Insieme a lui furono arrestati anche l’allora sindaco del capoluogo regionale, Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito di circa mezzo milione di euro per la sua campagna elettorale nel 2010, con il Partito Democratico, e altri nomi “eccellenti” di istituzioni e Consorzio Venezia Nuova, l’ente a cui è affidata la realizzazione dell’opera.

E di quest’ultimo ne era il vero e proprio “capo supremoGiovanni Mazzacurati, come ha scritto La Nuova a un anno dallo scoppio dello scandalo. Il 12 luglio 2013, l’ex presidente del Consorzio andò ai domiciliari, accusato di turbativa d’asta per aver truccato una gara d’appalto del Porto di Venezia, insieme ad altri 13 imprenditori.

Poco tempo dopo, continua il giornale veneziano, "riferirà di aver sborsato un miliardo in mazzette e non solo ai politici, ma anche a tutto l’apparato che avrebbe dovuto controllarne i lavori”.

Galan serve a non far saltare fuori il resto. Hanno voluto che patteggiassi senza parlare” ha continuato l’ancora deputato di Forza Italia, che alla domanda se si sente un capro espiatorio, risponde: “No, ma a tanti è convenuto che andasse a finire così. (…) Ho chiesto mille volte di parlare (ai giudici, ndr). Se mi chiamano, (vado, ndr) anche domani mattina”.

Sarà comunque difficile credere alla sua innocenza, glielo dicono gli stessi intervistatori, ma Galan non chiede “di credermi, ma di avanzare dei dubbi (…). Sul fatto che venivamo pagati tutti e questo si sa e gli unici che finiscono nei guai siamo io e Orsoni”.

Per tornare in aula ci sarà allora bisogno di nuove prove, e l’ex Governatore dice di avercele, ma non le svela ai giornalisti: “Posso citare cento imprenditori che mi hanno finanziato”, ma “non posso dire nulla perché questa è la parte delle nuove prove che spero possa far riaprire il processo”.

La bufera che ha ormai travolto la realizzazione infinita del Modulo Sperimentale Elettromeccanico (Mose), destinato a isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal mare Adriatico, durante gli eventi di alta marea e già costato oltre 5 miliardi di euro, sembra quindi non trovare soluzione.

Un’altra pessima storia all’italiana, fatta di corruzione e malaffare, che testimonia come la Penisola abbia urgente bisogno di soluzioni per eliminare il marcio che l’attanaglia.

Clicca qui per vedere la videointervista 

Foto del Ilgazzetino.it

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