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Serracchiani, serietà e specialità per una "remuntada" perfetta nonostante un Pd a pezzi
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 23 Aprile 2013 11:05
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Fvg - Debora Serracchiani è il nuovo Governatore del Friuli Venezia Giulia. Ha vinto al fotofinish, per una manciata di voti, circa 2 mila, sul presidente uscente Renzo Tondo. A lei, innanzitutto, vanno fatti i complimenti.
Dopo una settimana di “fuoco” nella quale il suo partito, in ambito romano, si è liquefatto “come neve al sole” dando un’immagine che è sotto gli occhi di tutti e che non promette bene nemmeno per il futuro, non erano tanti quelli che scommettevano su una sua affermazione. Sembrava, infatti, aver eroso, e di molto, quel patrimonio di voti minuziosamente conquistato nelle settimane precedenti, specialmente dopo le primarie nazionali del Pd. E bastava vedere le facce preoccupate di alcuni tra i suoi più stretti collaboratori per capire che la paura di gettare tutto alle ortiche era davvero alta.
Una sconfitta per demeriti nazionali sarebbe stata difficile da accettare per l’intero centrosinistra. “Senza Roma sarebbe stata un’asfaltata”, non a caso sono state queste le prime parole del neo Governatore e ci sentiamo di sottoscriverle in pieno. Onore al merito, quindi, a chi ha saputo staccarsi con intelligenza dalle beghe romane, prendendone le distanze e accentuando ancor più l’importanza della specialità friulogiuliana, in un momento davvero delicato quale l’attuale.
Altro elemento importante del suo successo è stato l’affrontare in modo serio ed efficace lo scandalo delle “spese allegre”: i pochi consiglieri regionali confermati, infatti, erano garantiti, le novità tantissime e tutte attentamente selezionate. Un’operazione che ha pagato, e molto, in termini di consenso. Lo stesso non si può dire per la coalizione di centrodestra che ha affrontato lo scandalo con una certa disinvoltura e una dose di garantismo che difficilmente poteva incontrare l’assenso degli elettori in un periodo così ricco di tensioni populistiche e di voglia di “caccia alle streghe”.
Sulla sconfitta del centrodestra ha pesato anche, a mio giudizio in modo minore, la presenza del “fuoriuscito” Bandelli, la cui lista ha tolto un po’ di voti a Tondo e soci, senza peraltro ottenere quell’affermazione che il triestino si attendeva.
E veniamo ai grillini: è innegabile che abbiano rappresentato una parziale delusione: 8 punti persi e un terzo di voti in meno in soli 2 mesi non sono poca cosa, anche se va detto che le elezioni regionali sono una partita dalle caratteristiche del tutto diverse rispetto alle politiche. Qui, il consenso dei candidati è assolutamente vitale e non si può dire che i pentastellati disponessero di “superman delle preferenze”. Il leader è stato 4 giorni in regione, ma la “marcia su Roma” derubricata, poi, a “retromarcia”, non poteva portare grandi numeri in una regione tranquilla, operosa e abituata alle cose concrete quale il Friuli Venezia Giulia. Il 20%, comunque, non è un risultato ininfluente e se i grillini, ogni tanto, sapranno anche dire qualche sì, è ipotizzabile che il loro movimento possa consolidarsi.