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Regione, una poltrona per 4. Debora Serracchiani: lavoro priorità assoluta, investire sull'Europa. L'intervista
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 16 Aprile 2013 21:27
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Udine – Debora Serracchiani, nata a Roma nel 1970, è eurodeputata per il Partito Democratico, membro del gruppo Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici al Parlamento europeo.
Nel 2006 era stata eletta nel consiglio provinciale di Udine, nella lista dei Democratici di Sinistra. Rieletta in Consiglio provinciale nel 2008 nella lista del Pd, ha ricoperto il ruolo di vice capogruppo. Nel dicembre del 2008 è eletta Segretaria del Partito Democratico di Udine.
Nel 2009 si candida alle elezioni europee nella circoscrizione Nord-Est e risulta eletta con 144.558 preferenze complessive, di cui 73.910 preferenze nel Friuli Venezia Giulia.
Si candida alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia con una coalizione formata dalla sua lista “Debora Serracchiani – Torniamo ad essere speciali”, dalla Slovenska Skupnost, da Sinistra, ecologia e Libert, dal Partito Democratico, dai Cittadini per Debora Serracchiani presidente, da Italia dei Valori.
Le abbiamo rivolto alcune domande.
Per questa campagna elettorale il centrodestra, Lega in primis, punta sulla macroregione. Lei cosa propone sull'argomento per il Friuli Venezia Giulia? Come vede, insomma, il futuro della nostra specialità?
Il Friuli Venezia Giulia è l'unica Regione a statuto speciale ad aver sottoscritto il progetto della Macroregione del Nord, con cui il presidente Tondo si è piegato agli interessi leghisti del Lombardo-Veneto, mettendo a rischio le peculiarità di una regione autonoma come la nostra.
Meglio avrebbero fatto, Tondo e gli altri governatori del Nord, a investire sulle macroregioni europee, vero e unico strumento per costruire un'Europa più forte e integrata, sia politicamente che economicamente. Io intendo l'autonomia in un modo diverso, concreto.
Sfruttare la specialità significa metterla a servizio delle imprese per creare ricchezza e per rendere il nostro territorio pià attrattivo. Significa ad esempio utilizzare la leva fiscale: abbattere l'Irap a favore delle aziende che mettono in atto serie politiche del personale e che non fanno uso di ammortizzatori sociali.
Ci precisa, in sintesi, i punti forti della sua proposta elettorale?
In questo momento di grave crisi la priorità assoluta deve essere il lavoro, che non si crea dal nulla, ma nasce dalla crescita, dal supporto alle imprese e dalla creazione di nuove aziende. Uno dei punti chiave del mio programma è rinnovare il sistema del credito regionale e delle partecipate, per rispondere meglio alle esigenze del mondo produttivo.
Indispensabile sarà poi sburocratizzare e semplificare le procedure, attivare lo Sportello unico per cittadini e imprese, potenziare i centri per l'impiego, e rivedere gli enti regionali che si occupano di formazione professionale, per permettere un perfetto incrocio tra domanda e offerta di competenze specifiche.
Andranno previsti percorsi operativi, tutoraggio e supporto psicologico (e non solo sussidi), per chi ha perso il lavoro e deve trovarne uno nuovo, riqualificandosi. Per sostenere l'occupazione giovanile si può sfruttare la "garanzia giovani": attraverso fondi Ue si assicura a chi ha meno di 25 anni un impiego o uno stage entro quattro mesi dalla fine degli studi o dalla perdita del lavoro.
Tra i temi centrali del mio programma di governo c'è poi la riforma sanitaria e l'abolizione del ticket regionale da 10 euro sulle impegnative per le prestazioni specialistiche; l'introduzione del reddito di cittadinanza; la riforma istituzionale con il superamento delle Province; i consistenti investimenti in università, innovazione e ricerca, che devono arrivare al 3 per cento del Pil regionale.
Ritiene che la ricusazione della lista Sinistra e, quindi, la sua non partecipazione alle regionali, possa favorirla?
È un fatto negativo che una parte dell'elettorato, per un problema burocratico, non possa ritrovarsi pienamente rappresentata nel momento elettorale. Credo però che il giudizio fortemente critico sull'operato della giunta Tondo esplicitato in questi anni dalle forze di sinistra, in Consiglio Regionale e non solo, non possa venire scalfito.
Il mio programma è alternativo a quella visione conservatrice della Regione e rappresenta un elemento di rottura e di alternativa in cui quella sensibilità politica può riconoscersi.
A Pordenone, sulla vicenda ospedale che ha tenuto banco negli ultimi mesi, molti temono si possa perdere il finanziamento, con tutti questi tentennamenti. Il sindaco Pedrotti ha più volte affermato che, ora, ogni partito dovrà esprimere la propria posizione sull'argomento. Qual è, appunto, quella del suo partito?
Quello dell'ospedale di Pordenone è un tema importante, delicato, che non può essere strumentalizzato a fini elettorali, ma va, al contrario, trattato con molta cautela e attenzione. Credo, dunque, che il sindaco Pedrotti abbia fatto bene a sottrarre la questione dall'agone elettorale, evitando che la giunta regionale la sfruttasse per mero ritorno di immagine.
Ricordo infatti che il presidente Tondo e i suoi assessori non hanno fatto nulla per cinque anni e che, solo poche settimane fa, hanno accelerato la procedura e presentato un accordo di programma in tutta fretta, chiedendo ai soggeti coinvolti una sottoscrizione immediata, praticamente a scatola chiusa.
Il sindaco Pedrotti ha agito in modo corretto: ha deciso prudentemente di prendere tempo per effettuare i necessari approfondimenti. A elezioni finite mi impegnerò subito in prima persona per risolvere tutte le criticità.
Come quelle che riguardano il progetto: perché oggi si presenta molto più ampio e costoso di quanto non fosse in origine, prevedendo addirittura 18 sale operatorie? Rimangono poi poco chiari alcuni aspetti legati al project financing.
Infine, il sito: l'ipotesi Comina è quella originaria. Credo si debba partire da qui e valutare per prima questa opzione, senza però chiudure aprioristiche ad altri possibili siti.
Fino a qualche tempo fa, i candidati che potevano vincere le regionali erano solo due: lei e l'attuale governatore Tondo. Ora si è aggiunto il Movimento 5 Stelle. Cambia qualcosa?
Di certo non cambiano le nostre proposte per rilanciare il Friuli Venezia Giulia. E non cambiano nemmeno il nostro entusiasmo e la nostra determinazione. Siamo convinti che solo un serio e radicale cambio di passo possa restituire a questa regione la chance di tornare a crescere e riprendersi un ruolo centrale in Italia e in Europa.
Un cambio di passo che si ottiene solo con le idee, con proposte concrete, nel segno di un rinnovamento profondo. Il presidente Tondo è l'emblema di una politica immutata, che non vuole mettersi in gioco nei contenuti e nelle facce.
Il Movimento 5 Stelle parla di cambiamento ma si presenta con un programma fragile, vago. Noi invece vogliamo innovare con la solidità delle proposte: noi siamo quelli del cambiamento, che non si fa a colpi di simboli e slogan, ma che passa per i progetti.
Una volta diventata Governatore del Friuli Venezia Giulia, qual è il primo atto che promuoverebbe?
Il primo intervento di cui mi occuperò sarà il taglio ai costi della politica. Una volta eletta alla presidenza del Friuli Venezia Giulia porterò all'approvazione della giunta un disegno di legge contenente un pacchetto di proposte per ridurre drasticamente le spese del Consiglio regionale.
Taglio delle indennità dei consiglieri, per equipararle a quella dei sindaci dei Comuni capoluogo; eliminazione della quota con cui viene integrata l’indennità di fine mandato dei consiglieri; azzeramento del fondo riservato ai presidenti della giunta e del Consiglio, che ammonta a 25mila euro l’anno; eliminazione della quota di indennità destinata al vitalizio.
Infine credo che le dotazioni informatiche degli eletti vadano destinate in beneficenza a fine mandato. Sono interventi concreti, che il Friuli Venezia Giulia può realizzare subito.