Economia
Complessità, a Palazzo Torriani Cravera e Siagri parlano di management
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Lunedì, 06 Luglio 2015 12:41
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - "È una crisi del management, non economica": Alessandro Cravera (foto) del Complexity Istitute inizia cosi "Usare la complessità", uno dei tanti appuntamenti di "Conoscenza in Festa" di sabato 4 luglio, ospitato a Palazzo Toriani in mattinata. Un appuntamento sul fare imprenditoria e cosa questo significa, in un presente, e futuro, che in Italia appare sempre più...complesso, appunto.
In una vera e propria lectio magistralis sulla situazione odierna delle imprese italiane, Cravera è andato subito a distinguere le differenze tra gli anni '90 e il 2007, ossia prima dell crisi economica: la vita di un'azienda allora era di 24 anni, qualche anno fa di 12. E non era ancora successo nulla, per questo si capisce bene che le difficoltà sono già a monte, nella gestione stessa.
Ciò è un ruolo non da poco: rimanere per più di un anno, ha continuato il docente, è difficile, e a mostrarlo sono le classifiche di categoria, dove pochissime aziende riescono a rimanervi per più tempo consecutivo. Per resistere serve un management efficace, che tanti, inclusi i dizionari, associano sempre a una cosa: controllo. Occorre questo quando le situazioni si fanno "complesse", ben diverse da incerte o complicate: non c'è un'unica soluzione al problema, perché il "sistema presenta delle interazioni con le variabili".
Per i comuni mortali che guardano l'economia dalli spioncino significa: non posso arrivare al risultato che voglio se cambio A, perché a sua volta cambierà anche B e quindi tutto il processo correlato.
Un concetto che spesso sfugge perfino al Fondo Monetario Internazionale, quando le sue previsioni della stabilità economica di un Paese non interagiscono con la realtà: ad aprile 2008, per esempio, le stime sull'Italia e Usa erano di un futuro roseo. Poi è arrivata la crisi. Stessa cosa nel 2011 e 2013, nei grafici mostrati dall'ospite: qualche calo ma poi ripresa vertiginosa.
Per questo la complessità, dagli anni settanta, è aumentata d'importanza, associandosi ad un'altra parola chiave in economia: resilienza. Ossia andare oltre ciò che vedi nel tuo contesto sociale e che questo vuol farti vedere, avendo il coraggio di cercare "nuovi futuri" anziché sedimentarsi sul forecasting, cioè riprendere modelli del passato nel presente.
Discutendo poi con Roberto Siagri, Presidente di Eurotech e Capogruppo Imprese Metalmeccaniche di Confindustria Udine, la divisone tra quest'ultimo concetto citato e il forsight, ossia cercare innovazioni, emerge ancora meglio: a seguire la prima strada sono i colossi della Silicon Valley, che acquisiscono le ricerche di terzi senza avere al loro interno dipartimenti apposta; l'altra è il modus operandi, ad esempio, della Fiat: anziché puntare su auto piccole di classe, come la Smart, è rimasta legata alla 600 per famiglie e ha fallito.
Alla fine, è emerso che bisogna puntate su quel "segnale debole" del foglio piegato per rilanciare l'economia nostrana, sia in termini di soldi che di idee: piegando all'infinito un pezzo di carta, infatti, l'esponenziale dello spessore di ciò che ottengo è altissimo, mentre all'inizio è praticamente nullo. Un'ottima similitudine per descrivere lo scenario del presente e quello del futuro che tutti vorremo vedere.