Economia
Cresce la fiducia delle imprese, ma occupazione e indebitamento preoccupano. L'analisi Confcommercio
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- Pubblicato Lunedì, 06 Maggio 2013 22:53
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Trieste - I primi mesi del 2013 fanno registrare un ulteriore peggioramento della contingenza economica che coinvolge le imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia. Timidi segnali di ripresa nel breve periodo si attendono solo con riferimento alla situazione relativa ai prezzi praticati dai fornitori e alle tempistiche dei pagamenti da parte dei clienti.
Crolla la capacità delle imprese di far fronte al proprio fabbisogno finanziario e preoccupa la crescente stretta creditizia: sono sempre meno le imprese che si recano in banca a fare richiesta di credito e, tra quelle che inoltrano la domanda, aumentano le risposte negative.
È quanto emerge nel rapporto dell’Osservatorio (primo trimestre 2013), realizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Format research, presentato nei giorni scorsi a Trieste.
La fiducia espressa dalle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia circa l’andamento dell’economia italiana nel primo trimestre del 2013 è in leggera ripresa. Il saldo passa dal -64,1 di dicembre all’attuale -60,9, nettamente migliore rispetto a quello registrato nel resto delle imprese italiane del terziario. La previsione per i mesi di aprile, maggio e giugno dovrebbe mantenere la medesima tendenza.
La situazione appare meno grave rispetto a quella registrata a livello nazionale. Le previsioni nel breve termine danno seguito alle preoccupazioni degli imprenditori (-16,0 su -13,2). Peggiora anche l’indicatore relativo all’andamento dei ricavi nel primo trimestre 2013 (-35,5 su -33,6) benché ancora meno grave rispetto alla media nazionale. La situazione non lascia prevedere particolari spiragli di miglioramento nel breve termine (-15,0 su -12,8).
Sempre più difficile la situazione dell'occupazione per le imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia nel primo trimestre 2013 (-18,8 su -16,5). La congiuntura rimane in ogni caso meno grave rispetto alla media nazionale. Le criticità si assottigliano in vista dei mesi di aprile, maggio e giugno continuando tuttavia a manifestarsi la tendenza decrescente dell’indicatore (-9,8 su -9,1).
In peggioramento la situazione relativa ai prezzi praticati dai fornitori delle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia nel primo trimestre 2013 (-29,3 su -27,9). La contingenza è comunque migliore rispetto a quella registrata a livello nazionale. Segnali di una certa ripresa provengono dalla previsione a tre mesi (-16,5 su -17,2).
In lieve peggioramento anche l’indicatore relativo ai ritardi nei tempi di pagamento da parte dei clienti delle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia nel primo trimestre 2013 (-42,1 su -41,0). La situazione appare praticamente in linea con quella registrata a livello nazionale. Segnali positivi arrivano dalla previsione a tre mesi che lascia sperare in un accorciamento delle tempistiche (-16,8 su -18,3).
Diminuisce molto la capacità delle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia nel fare fronte ai propri impegni finanziari. Il saldo congiunturale scende dal -25,6 registrato al termine del 2012 all’attuale -30,0. La situazione appare comunque meno pesante rispetto a quella nazionale. La contingenza negativa dovrebbe arrestarsi in vista dei mesi di aprile, maggio e giugno, quando l’indicatore dovrebbe perlomeno stabilizzarsi.
Decisamente grave la situazione finanziaria per le imprese del terziario della provincia di Gorizia, in netta contrapposizione con quelle residenti nella provincia di Udine. Le due situazioni estreme rimangono agli antipodi anche in vista dei mesi di aprile, maggio e giugno sebbene gli indicatori si ammorbidiscano notevolmente.
Si abbassa la percentuale di imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia che nel primo trimestre 2013 si sono recate in banca per chiedere un fido o la rinegoziazione di un fido esistente (sono state il 23,7% contro il precedente 25,4%). In questo contesto diminuisce anche la percentuale delle imprese che hanno visto accolta la propria richiesta di credito con un ammontare pari o superiore (la cosiddetta area di stabilità): sono state il 42,2% contro il precedente 47,0%.
Contemporaneamente aumenta la percentuale delle imprese che hanno visto accolta la propria richiesta di credito con un ammontare inferiore a quello richiesto sommata a quelle che hanno visto respinta la propria richiesta (la cosiddetta area di irrigidimento): sono state il 31,6% contro il precedente 29,8%.
A livello geografico la stretta del credito ha colpito principalmente le imprese del terziario della provincia di Gorizia. Meno grave, ma pur sempre negativa, la situazione che coinvolge il territorio di Udine.
Conseguenza è l’aumento dei tassi di interesse imposti dalle banche e il peggioramento del giudizio degli imprenditori del terziario circa la situazione relativa alle cosiddette “altre condizioni” applicate ai finanziamenti (es. messa a disposizione di fondi), la “durata del credito” e quella relativa all’andamento delle garanzie richieste dalle banche alle imprese del terziario a garanzia dei finanziamenti concessi.
In questo contesto peggiora la situazione relativa al costo dei servizi bancari nel primo trimestre 2013 (-35,5 su -32,2). La congiuntura appare tuttavia meno grave di quella registrata a livello nazionale. Non sussistono particolari differenze territoriali per il fenomeno in questione.
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Tasso di fiducia sull’economia italiana: -60,9 (da -64,1)
Tasso di fiducia sulla propria attività: -38,9 (da -36,2)
Tasso di fiducia a breve termine: -16 (da -13,2)
Imprese che hanno chiesto un fido: 23,7% (da 25,4%)
Imprese che hanno visto accolta la propria richiesta: 42,2% (da 47%)
Base campione: Terziario Friuli Venezia Giulia 1.536 casi. I saldi sono restituiti dalla differenza tra le percentuale delle imprese che hanno espresso un valore positivo e la percentuale delle imprese che hanno espresso un valore negativo.
Gli indicatori variano tra +100% (nell’ipotesi in cui il totale degli intervistati campione esprimesse un’opinione di miglioramento) e -100% (nell’ipotesi in cui il totale degli intervistati campione esprimesse un’opinione di peggioramento).
Il ministro dell'ambiente Orlando a Trieste per parlare di rigassificatore e crisi della siderurgia
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- Pubblicato Domenica, 05 Maggio 2013 13:09
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Problemi di approvvigionamento energetico, sviluppo della portualità, prospettive della Ferriera di Servola i principali temi affrontati sabato 4 maggio nell'incontro a Trieste presieduto dal ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, con la presidente della Regione Debora Serracchiani, accompagnata da diversi assessori.
Alla riunione hanno partecipato anche il prefetto Francesca Adelaide Garufi, autorità locali (i sindaci di Trieste e Muggia, Roberto Cosolini e Nevio Nesladek, la presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat), la presidente dell'autorità portuale di Trieste, Marina Monassi, il commissario straordinario del Gruppo Lucchini, Piero Nardi, e numerosi parlamentari della regione.
Per quanto riguarda l'ipotesi di realizzare nel golfo di Trieste, a terra o off shore, un rigassificatore, la Regione ha chiesto di chiarire la posizione del ministero, anche alla luce delle precedenti azioni attuate dal precedente Governo.
A tale proposito la presidente Serracchiani ha ribadito l'inopportunità della costruzione di un impianto di rigassificazione, per la difficile compatibilità con le attività portuali, considerate "una straordinaria occasione di sviluppo che non possiamo perdere, sulle quali intendiamo fare un investimento vero".
Quella del Golfo di Trieste "è una realtà dove si incrociano esigenze di tutela dell'ambiente e idee diverse di sviluppo", ha detto il ministro. Per cui la sospensione delle procedure era "un atto doveroso" per consentire un approfondimento, un "riesame strategico" della questione. Che coinvolga anche i Paesi vicini, Slovenia e Croazia, con i quali "costruire un rapporto, un confronto istituzionalizzato per una programmazione comune in un'area delicata, che veda la Regione FVG coinvolta e protagonista".
In merito alle prospettive dello stabilimento siderurgico della Ferriera, del Gruppo Lucchini, la Regione ha esplicitamente chiesto al ministro Orlando, nonché già anche al ministro per lo sviluppo economico, Flavio Zanonanto (il quale sarà in Friuli Venezia Giulia nei prossimi giorni), che sia emanato un provvedimento per inserire il sito, analogamente a quanto recentemente accaduto a Piombino, tra quelli delle cosiddette "crisi industriali complesse", per consentirne il risanamento ambientale e la riqualificazione con il concorso di risorse statali.
"Se con un emendamento o con un decreto ad hoc, poco importa", ha detto Serracchiani. Giudicando "interessante" il modulo adottato per Piombino, il ministro ha assicurato che sarà valutata la migliore e più breve soluzione da percorrere, per contemperare le esigenze di risanamento e di rilancio produttivo.
Nell'incontro, che è stato anche occasione per presentare al ministro e alle autorità una parte della Giunta regionale, che si è formata ieri, e che ha visto anche un intervento delle rappresentanze sindacali dello stabilimento siderurgico "per agire in modo trasparente e partecipato", come ha sottolineato Serracchiani, si è parlato anche del sito inquinato di interesse nazionale di Trieste, in cui tra l'altro è inserita la stessa Ferriera.
Su questo aspetto la presidente della Regione ha rimarcato l'opportunità di proseguire spediti sulla strada tracciata con il precedente ministro all'Ambiente, Corrado Clini, che si è concretizzata nella sottoscrizione di uno specifico accordo di programma.
Incontrando i giornalisti, al termine della riunione, Serracchiani ha poi annunciato la volontà, peraltro già espressa nel programma elettorale, di dar vita nel primo anno di legislatura al Piano energetico regionale, insieme al Piano paesaggistico. Parallelamente ha escluso la partecipazione del Friuli Venezia Giulia al raddoppio della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia.
Prezzo dell'oro stabile grazie agli acquisti delle mamme cinesi
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- Pubblicato Venerdì, 03 Maggio 2013 10:22
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Milano - Sono state le "mamme cinesi" a bloccare la discesa del prezzo dell'oro con massicci acquisti volti a creare delle doti ricche per le loro figlie. Lo afferma il South China Morning Post di Hong Kong.
Il giornale cita Cheung Tak-hay, presidente della Borsa dell'oro e dell'argento dell'ex colonia britannica, secondo il quale "i piani degli speculatori sono stati mandati all'aria dai compratori di tutto il mondo, come le madri cinesi, che hanno colto al volo l' opportunità presentata dal prezzo basso".
Il prezzo per un'oncia d' oro è sceso del 9,1% in aprile, arrivando a 1.321 dollari, il punto più basso dal 1983. I massicci acquisti, molti dei quali sono avvenuti in Cina, ha riportato l'oro a 1.500 dollari. "L'oro ci piace e il prezzo è buono". ha spiegato al giornale Zhu Tingting, una professionista trentenne di Shanghai che ha comprato una grossa quantità del metallo.
Operatori del mercato interpellati dal giornale sostengono che la speculazione sperava di far scendere il prezzo fino a 1.300 dollari l'oncia. Il prezzo dell'oro ha toccato il suo picco di 1.920 dollari nel 2011.
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