Economia
Sbloccati 40 miliardi di debiti dello Stato verso le imprese. Ossigeno per l'economia
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- Pubblicato Mercoledì, 05 Giugno 2013 22:01
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Roma - La Camera dei Deputati il 5 giugno ha votato all’unanimità, con 508 voti, l'approvazione definitiva al Decreto legge per il pagamento di 40 miliardi di debiti della Pubblica amministrazione in due anni, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali e per il versamento di tributi degli enti locali.
L'approvazione del Decreto è arrivata in terza lettura a due giorni dalla scadenza del termine (dopo non sarebbe più potuto diventare legge), dopo che ieri il Senato lo aveva a sua volta approvato con 247 voti favorevoli, nessun contrario e sette astenuti.
Grazie a questo decreto le imprese che vantavano dei crediti nei confronti della Pubblica amministrazione potranno riscuoterli.
All’unanimità è giunto anche il voto favorevole a un ordine del giorno presentato dei deputati del M5S della X Commissione - primo firmatario il deputato triestino a 5 stelle Aris Prodani, che della X Commissione fa parte - che chiede al governo un impegno concreto nel sospendere le cartelle esattoriali alle imprese che hanno crediti nei confronti della Pubblica amministrazione.
Il governo aveva manifestato l'intenzione di respingere tale impegno, proponendo una riformulazione del testo meno vincolante, ma il M5S non ha accettato la proposta, chiedendo che la formulazione originale venisse messa ai voti. In seguito, i parlamentari di tutti gli schieramenti, dopo aver richiesto al governo di ripensarci e avendo ricevuto una risposta negativa, hanno votato compatti per l'ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle.
Si era infatti verificato il paradosso che vedeva molti imprenditori alle prese con cartelle di Equitalia che chiedevano la riscossione di debiti che non potevano pagare perché aspettavano di ricevere il corrispettivo dei lavori svolti per la Pubblica Amministrazione.
I parlamentari del M5S si sono detti entusiasti del successo in aula e hanno affermato che il voto all’unanimità al loro ordine del giorno è una chiara risposta a chi li accusa di tenere i propri voti congelati.
Lavoratori delle cooperative sociali regionali ancora in attesa dell'applicazione del contratto
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- Pubblicato Martedì, 04 Giugno 2013 09:30
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Sono in stato di mobilitazione 9.000 lavoratori di circa 250 cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia, parte dei quali ancora in attesa degli aumenti previsti dal contratto nazionale 2010-2012, firmato nel dicembre 2011. Aumenti che ammontano mediamente a 70 euro mensili nel triennio, divisi in tre tranche, con decorrenza luglio 2012 (30 euro), settembre 2012 (20 euro) e marzo 2013 (20 euro). A lanciare l'allarme, lunedì 3 giugno, i sindacati di categoria (Fp-Cgil, Fisascat e Fp-Cisl, Uil-Fpl).
Le trattative tra sindacati e cooperative, aperte dopo la presentazione della piattaforma per il rinnovo dell'integrativo regionale, si sono fermate nel giugno del 2012, "dopo che le parti datoriali - spiegano i sindacati - hanno chiesto un accordo generale sull'applicazione differita degli aumenti, ma senza riconoscimento degli arretrati già maturati".
In ballo, secondo quanto riferito dalle varie sigle sindacali, il riconoscimento di 140 euro fin qui maturati dai lavoratori. II sindacati contestano anche la pretesa delle cooperative di differire l'applicazione del contratto senza documentare le difficoltà economiche o finanziarie da parte delle singole aziende.
"Questo in una regione - scrivono ancora i sindacati - dove i tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni alle ditte in appalto sono assolutamente virtuosi". Sul tappeto, anche il rinnovo dell'integrativo regionale, attraverso il quale i sindacati puntano a introdurre una serie di novità sia sul piano normativo (permessi per la formazione, nuove regole sulla turnistica, banca delle ore, garanzie in caso di cambio di appalto) che sul fronte retributivo.
Su quest'ultimo versante, i lavoratori attendono il pagamento, con la mensilità di giugno, dell'indennità di 110 euro prevista dal rinnovo nazionale del 2011. Tra le iniziative annunciate dai sindacati a Udine anche pressioni nei confronti delle amministrazioni appaltanti, in virtù della norma contrattuale che le chiama in causa in caso di inadempimento da parte delle aziende appaltatrici.
Il gruppo triestino Generali smentisce le voci della cessione della controllata Banca Generali
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- Pubblicato Mercoledì, 29 Maggio 2013 17:37
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Da quando il gruppo Generali ha presentato le linee strategiche, a gennaio 2013, in cui la Compagnia prevede una maggiore focalizzazione sul settore assicurativo anche a scapito di partecipazioni storiche del gruppo, e la vendita di attività non assicurative, si sono rinnovate le voci che Generali possa valutare la cessione di una quota di Banca Generali.
Un articolo uscito sul "Sole 24 Ore" del 29 maggio riaccende la questione, dato che a Piazza affari il titolo della controllata sale, in controtendenza rispetto agli altri titoli. L'ipotesi della cessione tuttavia è stata smentita dallo stesso gruppo Generali, che non starebbe valutando al momento ulteriori vendite di quote della controllata.
Generali infatti aveva collocato il 12% della banca a 13,55 euro lo scorso marzo, mantenendone peraltro il controllo. Secondo gli esperti di borsa, sembra poco probabile un'ulteriore cessione, anche se l'operazione avrebbe un effetto positivo sulle finanze del gruppo di Trieste.
Banca Generali costituisce infatti in Italia un importante canale di distribuzione per le assicurazioni sulla vita e per altri programmi assicurativi proposti dalla Compagnia.
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