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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Benzina agevolata per i residenti in regione, prorogati gli sconti fino al 31 ottobre

Benzina agevolata per i residenti in regione, prorogati gli sconti fino al 31 ottobre

 

Trieste - Gli sconti regionali su benzina e gasolio sono confermati per altri due mesi. Lo ha deciso il 9 agosto la Giunta regionale. Lo sconto attualmente in vigore, e in scadenza il 31 agosto, sarà prorogato dal primo settembre fino al 31 ottobre. 
 
Complessivamente lo sconto continuerà quindi a essere di 14 centesimi al litro sulla benzina e 9 centesimi sul gasolio (21 e 14 centesimi per i Comuni montani o parzialmente montani). 
 
La Giunta ha deciso per la proroga tenendo conto soprattutto dell'incidenza delle spese per i carburanti sui bilanci familiari, di fronte al perdurare della crisi economica e sociale e alle esigenze di spostamento per motivi di lavoro e di studio. 

Drastico calo delle spese in 5 anni: si taglia su tutto, pane compreso. In crisi il modello consumistico

Drastico calo delle spese in 5 anni: si taglia su tutto, pane compreso. In crisi il modello consumis

Roma - Manca all'appello un mese e mezzo di spesa. In cinque anni gli acquisti delle famiglie italiane sono diminuiti di 3660 euro: è questo il risultato che emerge da uno studio del Centro Studi della Confindustria, uscito nei giorni scorsi.

"! bilanci delle famiglie italiane sono stati duramente colpiti dalle conseguenze della crisi" - si legge nella ricerca, intitolata  "Scenari economici, ripresa in vista ma a passo lento" -. "Con la contrazione del 2012 (-4,3%) i livelli di spesa per famiglia sono stimabili in circa 26.100 euro annui, -3.660 euro dal 2007 (a prezzi costanti). Tale ammontare corrisponde a quasi un mese e mezzo di consumi".
 
Sono diminuite, si legge nell'indagine, "la quantità e anche la qualità dei prodotti acquistati. Sono state sacrificate non solo le spese non indispensabili ma pure quelle ritenute primarie, che erano state meno toccate durante la prima parte della crisi".

Per limitare le ricadute sugli standard di vita del calo del reddito disponibile reale (-11,0% dal 2007 al 2012), le famiglie hanno ridotto la propensione al risparmio, che ha raggiunto l'8,3% a fine 2012. Nel nuovo modello di consumo si tagliano gli sprechi e si rinuncia a tutto ciò che è ritenuto superfluo.

È stata ridimensionata la spesa sull'abbigliamento, tempo libero e cura della persona, ma si taglia anche su alimentari e bevande.

"Il perdurare della crisi economica e la seconda recessione che ha colpito l'Italia dal secondo semestre del 2011 - spiega Confindustria - hanno generato effetti gravi e profondi sulle possibilita' di spesa delle famiglie".

"Il calo dell'occupazione (690mila occupati in meno tra 2007 e 2012) e l'incremento delle imposte dirette e indirette (come conseguenza delle politiche di bilancio restrittive adottate negli ultimi anni) hanno peggiorato i bilanci familiari e ridotto il reddito disponibile reale dell'11,0% tra 2007 e 2012".

"La spesa per consumi finali è arretrata, nel complesso, del 6,6% (in termini reali) nello stesso periodo. La fiducia dei consumatori è arrivata ai minimi storici. Nell'ultimo biennio sono peggiorati gli indicatori di grave disagio economico e di deprivazione materiale delle famiglie".

"Gli individui che vivono in nuclei familiari deprivati sono nel 2012 quasi un quarto (24,8%, dal 16,0% nel 2010); quelli che vivono in famiglie gravemente deprivate sono il 14,3% del totale (6,9% nel 2010). Questo disagio materiale dal 2011 ha iniziato a interessare anche gli individui con redditi familiari mediamente più elevati".

Come conseguenza di questi fattori "si sta assistendo ad un cambiamento netto nei comportamenti di spesa rispetto alle abitudini consolidate".

Le famiglie in difficoltà economiche effettuano una "spending review" legata a determinanti oggettive come caduta dell'occupazione, diminuzione dei redditi, aumento del l'imposizione fiscale e calo della fiducia, rivelando anche un profondo cambiamento del concetto stesso di consumo e il perseguimento di stili di vita più sostenibili in un contesto economico che è "radicalmente diverso rispetto a quello degli anni pre-crisi".

Il calo dei consumi ha riguardato, in proporzioni diverse, la maggior parte dei gruppi di spesa rilevati dall'Istat annualmente.

La flessione è stata marcata per il comparto "alimentari e bevande" (-7,3% rispetto al 2007, corrispondente a una flessione di quasi 430 euro all'anno per famiglia) che rappresenta, dopo l'abitazione, la principale voce di spesa nel bilancio familiare.

La composizione degli acquisti per questo gruppo di beni è cambiata in misura rilevante, specie per i profondi cali in alcuni prodotti significativi: si evidenzia infatti una flessione degli acquisti di pane e cereali del 14,8% (141 euro l'anno a famiglia), del 13,2% per il pesce (66 euro) e dell'8,3% della frutta (41 euro); tra le bevande, invece, spiccano i cali della spesa in olio (-11,8%, 25 euro) acqua minerale (-15,1%, 24 euro) e vino (-14,4%, 21 euro) cui si è contrapposto un incremento dell'acquisto di birra (+4,2%, 2,5 euro medio a famiglia).

È stata molto ridimensionata anche la spesa in abbigliamento (-23,1%, 309 euro annui) e calzature (-11,6%, 49 euro). Non manca un risvolto positivo: il consumo di tabacco è diminuito del 19,2% (49 euro).

Nel comparto casa spicca il calo degli acquisti di mobili (-32,8%, 141 euro), pentole e altre stoviglie (-26,6%, 12 euro) e biancheria (-21,0%, 16 euro). Nei trasporti (terza voce più importante tra le spese familiari) il consumo medio per famiglia è calato del 17,1% dal 2007.

Ciò è dipeso soprattutto dai minori acquisti di auto (-19,2%) e, in linea con questo, assicurazioni dei mezzi di trasporto (-20,2%).

Le famiglie hanno ridotto la frequenza dei controlli sulla salute: -25,3% (110 euro) le spese per visite mediche generiche e specialistiche rispetto al 2007. Sono diminuite del 42% (pari a 112 euro l'anno) anche le sottoscrizioni di assicurazioni sulla vita e sulle malattie.

Il tempo libero e la cura della persona sono stati sacrificati anch'essi in misura marcata: la spesa in acquisti di giornali e riviste è diminuita del 30,6% (45 euro all'anno); i pasti fuori casa sono stati ridotti dell'8,2% (82 euro); la spesa in argenteria, orologeria e bigiotteria è calata del 65,6% (60 euro).

Finest, una solida realtà che guarda con fiducia al futuro. Parla il presidente Renato Pujatti

Pordenone - Una Società solida al servizio del territorio, che ha saputo rinnovarsi ed innovarsi e che ora può guardare al futuro con ottimismo. Tutto questo, nel segno dell’attenzione per le piccole e medie imprese, e per le esigenze di un territorio che sta mutando. Il Presidente di Finest, Renato Pujatti, è decisamente soddisfatto nel tracciare un quadro ad ampio raggio su presente e futuro della finanziaria regionale. 

Presidente, com’era e com’è cambiata Finest?

“L’attuale triennio è cominciato con una notevole sofferenza economica, dovuta alla contingente situazione internazionale e ad alcune operazioni critiche riguardanti il passato. Finest naturalmente rispecchia quello che è l’andamento economico del contesto imprenditoriale con cui e per cui lavora: quando le imprese non investono, rallentano o peggio ancora chiudono la loro attività, non possiamo attenderci che non ci siano ricadute anche sui nostri risultati. Tuttavia oggi, dopo due anni di costante impegno per mettere in sicurezza la società e per sviluppare una strategia di lungo periodo per adattarci alle nuove esigenze del mercato di riferimento, la finanziaria è completamente una nuova società, attuale negli strumenti e negli obiettivi, risanata nei conti e con una prospettiva positiva che tiene conto nel suo operare, di tempi ed esigenze che sono quelli propri delle aziende alle quali Finest è stata votata, quale servizio e non ulteriore costo”.

Quali sono le prospettive per il futuro dell’internazionalizzazione e come si sta muovendo Finest in questo campo?

“L’obiettivo è offrire tutto quello che serve alle aziende per fare internazionalizzazione vera, ovvero sviluppare un piano di crescita sui mercati globali, che consenta di essere competitivi e di guardare ad un target molto più ampio del solo mercato nazionale, che oggi arranca a causa della crisi recessiva. E’ fondamentale, per giungere a questo obiettivo, fare rete con tutti gli attori e istituzioni del sistema Italia, mettendo al centro come unico riferimento, l’impresa e lo sviluppo di essa in Italia. In questa direzione, va avanti il dialogo con Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa nell’attrazione di capitali stranieri a supporto delle nostre imprese trivenete in crescita o che, temporaneamente, si trovano in difficoltà gestionali. E si tratta di un supporto affinchè l’occupazione in Italia non tenda a diminuire ma, altresì, possa crescere. Finest va in una direzione rivolta principalmente alle piccole e medie imprese, quelle che non hanno in proprio la struttura a supporto dello sviluppo, attraverso la consulenza che serve a indirizzare le imprese stesse verso i mercati che meglio si adattano agli innovativi prodotti che le aziende intendono offrire”.

E per quanto riguarda i mercati di riferimento, che cosa “bolle in pentola?”.

“I mercati affidatici dalla legge 19 del 1991 riguardano 29 Paesi collocati nell’Est Europa e nei Balcani. Un territorio già di per sé molto ampio, che però non vogliamo prendere come limite, ma piuttosto come un punto di partenza, per guardare anche alle possibilità che nuovi Paesi emergenti possono offrire alle nostre imprese. Questo CdA ha iniziato un dialogo molto costruttivo col legislatore, per estendere l’attività di Finest anche alla Turchia e al bacino del Mediterraneo. Ci auguriamo di poter vedere molto presto accolta la nostra istanza, per intraprendere questa sfida, sempre al fianco delle nostre imprese”.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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