Economia
Il commercio anima dei centri storici. Ne parla il vicepresidente Ascom Fabio Pillon
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Lunedì, 30 Settembre 2013 08:45
- Scritto da Tiziana Melloni
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San Vito al Tagliamento - Dal 4 settembre scorso sono aperti al pubblico i nuovi uffici per la sede mandamentale sanvitese dell’Ascom-Confcommercio imprese per l’Italia.
In attesa dell'inaugurazione, che si svolgerà a fine ottobre, scambiamo alcune opinioni col presidente dell’Ascom locale, il signor Fabio Pillon, che a livello provinciale ricopre anche l'incarico di vicepresidente con delega al territorio.
“In tempi di crisi appoggiarsi ad un'associazione di categoria è essenziale – esordisce Fabio Pillon. - Gli attuali soci se ne rendono conto: abbiamo riaperto la sede proprio per stare più vicini a loro, ed a quelli che via via si aggiungeranno, con la consapevolezza che solo uniti si esce dalle difficoltà”.
Nella nuova sede, in piazza del Popolo, in pieno centro storico – anche questo vuol essere un segnale – oltre agli uffici, che sono già operativi, è in corso di allestimento una sala conferenze destinata ad eventi e soprattutto ai corsi di formazione: “A chi fa impresa si richiede competenza aziendale e conoscenza della legislazione. Offriremo ai soci opportunità formative sul posto, in modo che possano risparmiare tempo e denaro”.
I soci nel mandamento di San Vito sono circa 400, attivi in vari settori merceologici.
Chiediamo a Fabio Pillon quali categorie abbiano maggiormente risentito della crisi: “Le vendite sono calate ovunque. Tra tutti, chi ha risentito di più sono stati i negozi di servizio dei centri storici. La proliferazione di centri commerciali e supermercati ha penalizzato questa tipologia di esercizi, che però potrebbe tornare in auge proprio di questi tempi: i consumatori – nota Pillon – con i costi della benzina alle stelle, riscoprono l'abitudine di fare la spesa sotto casa a piedi o in bici”.
Certo è che i centri storici vanno ripensati anche alla luce dei cambiamenti economici e sociali: “Nella nostra regione si è investito molto sui contesti urbani. Rischiamo tuttavia di avere dei bei contenitori privi di contenuto, se non si elabora un piano dedicato al commercio. Piazze e palazzi sono il corpo, solo i negozianti possono animarlo”.
Perché cittadini e famiglie tornino a popolare i centri occorrono servizi – posteggi a basso costo, accessibilità per anziani, disabili, mamme con passeggini – e vetrine attraenti. Non bastano decine di bar, occorre varietà e qualità.
“Non vorrei aggiungermi al coro dei lamenti – precisa Fabio Pillon – ma per la sopravvivenza delle attività fisco ed oneri vanno rimodulati in proporzione ai ricavi, alla tipologia di commercio, alle zone della città”.
La responsabilità non è solo tecnica, è anche politica. E per politica Fabio Pillon intende non solo il dibattito nei consigli comunali, provinciali e regionali – del resto essenziale – ma anche la vita associativa. Ed è con l'augurio di una partecipazione sociale sempre più ricca che si avvia la nuova sede sanvitese.
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Gli uffici dell’Associazione di categoria si trovano in piazza del Popolo al civico 47/1 (primo piano, ascensore), di fronte alla Loggia comunale.
La sede osserva i seguenti orari:
lunedì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00;
da martedì a giovedì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 16.00;
venerdì dalle 8.30 alle 12.30 (sabato chiuso).
Finest chiude il bilancio con un segno positivo. Pujatti "società risanata"
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Martedì, 24 Settembre 2013 18:54
- Scritto da Redazione
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Pordenone - "Una società completamente risanata, che guarda con grande fiducia all'internazionalizzazione e che fornisce un supporto importante alle piccole e medie imprese".
Si è espresso così il presidente di Finest, Renato Pujatti, dopo l'ultima riunione del cda (a fine ottobre la finanziariua terrà l'assemblea con il rinnovo delle cariche) svolta oggi, 24 settembre.
Si è trattato di un anno positivo per Finest S.p.A., che chiude in attivo il Bilancio d’Esercizio 2012-2013, con un utile al lordo delle imposte di oltre 1,2 milioni di euro e un risultato netto di bilancio, con valorizzazione del credito per imposte anticipate, di oltre 4 milioni di euro.
Tutti in crescita i parametri economici di riferimento rispetto al precedente esercizio: +20,20% i proventi della gestione ordinaria, +78,40% il risultato operativo lordo. In calo i costi operativi di struttura e le poste rettificative, ad evidenziare la gestione efficiente della Società. Il CDA uscente ha deliberato per l’esercizio in esame 13 interventi, per un importo complessivo di oltre 13 milioni di euro. L’erogato effettivo per l’esercizio ammonta a oltre 8,2 milioni di euro, cui si va a sommare un ulteriore 1,1 milione di euro di intervento partecipativo in fondi di Venture Capital nazionali, ottenuti da aziende partner grazie all’intervento di Finest.
Comprensibilmente soddisfatto dei risultati il presidente Renato Pujatti: “La nuova Finest è una Società consolidata nei suoi conti, migliorata nella sua efficienza e più vicina alle richieste operative delle aziende, che oggi trovano in Finest una guida completa per il proprio business all’estero”.
“Pur ancora in attesa che vengano delineati dal legislatore nuovi e più attuali ambiti di operatività, con l’allargamento di competenza alla Turchia e al Mediterraneo, Finest ha già fatto proprio un nuovo approccio al mercato, per mantenere saldo il proprio ruolo di traino internazionale dell’economia triveneta. Vedendo nelle PMI scarsamente capitalizzate e rivolte prevalentemente al mercato nazionale la vera criticità del sistema economico del triveneto, Finest è diventata punto di riferimento per tutte quelle attività propedeutiche alla vera e propria internazionalizzazione produttiva, affinchè anche le aziende non ancora mature per il salto nel mercato globale possano avviare un proprio percorso di crescita.
Oggi la finanziaria dispone internamente o per il tramite di apposite collaborazioni, degli strumenti atti a ricercare opportunità di investimento all’estero, a fornire finanziamento, smobilizzo e assicurazione del credito export e a consentire l’accesso ai finanziamenti agevolati nazionali per la penetrazione dei mercati esteri. Tutti strumenti necessari allo sviluppo di vere iniziative di internazionalizzazione, con ricadute economiche ed occupazionali importanti per il nostro territorio, anche grazie all’attività intrapresa da Finest nell’ultimo triennio di attrazione nel triveneto di aziende italiane ed estere, che qui trovano un terreno fertile per veder crescere il proprio business”. “La strada che abbiamo tracciato in questo triennio è virtuosa e Finest è pronta per affrontare con efficienza le sfide di mercati sempre più competitivi e instabili al fianco delle imprese” ha concluso il presidente Renato Pujatti.
“L’esercizio concluso è coinciso con l’apice della crisi mondiale in atto, che ha portato, nel triveneto, ad una perdita media del PIL del 2%. I nostri dati indicano un andamento in netta controtendenza rispetto al contesto: al risultato positivo d’esercizio si affianca l’incremento delle erogazioni del +117% su base annua” - ha dichiarato il direttore di Finest Eros Goi".
“Il valore medio per intervento è stato di circa 1 milione di euro: una scelta strategica che ci ha consentito di sviluppare un numero maggiore di progetti, agevolando soprattutto le PMI e al contempo diversificando il rischio d’impresa. Raccogliamo finalmente i frutti delle scelte oculate, anche se a volte dolorose, messe in atto nei due esercizi precedenti – ha continuato il direttore - e le poste rettificative imputabili a situazioni di rischio di alcune aziende partner, che avevano pesantemente influito sui due esercizi passati, sono ritornate su livelli medi. La società sta inoltre seguendo progetti di internazionalizzazione per un valore totale di 111,5 milioni di euro, sui quali Finest entrerà con iniezioni di equity atte a sostenere i progetti di internazionalizzazione, rendendo nel contempo le imprese del triveneto più solide e competitive.
Mobili ed elettrodomestici, settore in difficoltà nonostante il bonus. Ne parla il presidente Menegotto
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Venerdì, 20 Settembre 2013 12:02
- Scritto da Tiziana Melloni
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Pordenone (nostra intervista) – Mancano poco più di tre mesi alla scadenza del “bonus” collegato alle riqualificazioni edilizie, che è stato prorogato dal 1° luglio al 31 dicembre 2013.
Si tratta di una detrazione fiscale del 50% per un tetto massimo di spesa di 10.000 euro, per l’acquisto di mobili destinati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione.
Decantato come toccasana per il mercato del mobile, in realtà il decreto ha avuto ben pochi effetti, in un periodo che ha visto una drastica riduzione dei consumi specialmente nell'ambito dei beni durevoli.
Inoltre si tratta di un provvedimento complesso, dato che nel frattempo (dal 21 agosto scorso), è cambiata la definizione di “ristrutturazione edilizia”. I pochi consumatori che hanno chiesto di usufruirne si sono scontrati con una serie di lungaggini burocratiche, che hanno scoraggiato se non impedito di approfittare dell'agevolazione.
Secondo Marino Menegotto, presidente provinciale Gruppo Mobili-Elettrodomestici Ascom-Confcommercio Imprese per l’Italia di Pordenone, siamo ancora lontani dall'imboccare la strada giusta per rilanciare il settore.
“In tutto quest'anno, tra i miei clienti, solo due sono riusciti ad usufruire delle agevolazioni – spiega Menegotto. - Il problema è diverso. Da parecchi mesi a questa parte i consumatori sono molto restii a fare nuovi acquisti, nonostante gli annunci sul rientro della crisi”.
“Imposte, tasse e contributi hanno messo alle corde consumatori e produttori. I commercianti stanno nel mezzo, vedono fallire le aziende e crollare le vendite. Un circolo vizioso che ha come unica soluzione un governo più amico dell'impresa, che alleggerisca il carico fiscale. E invece tra poco assisteremo ad un altro aumento dell'IVA”.
“Nel settore commerciale i contributi che dobbiamo versare per ogni dipendente sono quasi pari agli stipendi. Il contratto poi prevede tredicesima e quattordicesima; per non parlare del fatto che siamo delegati a pagare ai dipendenti l'eventuale credito IRPEF. Quindi, oltre a pagare le tasse, allo Stato anticipiamo anche dei soldi. E non apro neppure il capitolo degli altri adempimenti: la sicurezza, la prevenzione, lo smaltimento dei rifiuti”.
Mediamente le aziende di vendita al dettaglio di mobili ed elettrodomestici impiegano quattro o cinque addetti. Nella sola provincia di Pordenone si tratta di circa 130 negozi. Un patrimonio di attività e di reddito che oggi è esposto a grossi rischi.
“Oltre al fisco – prosegue Menegotto – ci sono altre criticità che mettono a repentaglio il nostro settore. Ci sono aziende che producono e vendono direttamente al consumatore, senza passare per il dettagliante, anche in modo non esattamente trasparente. Per non parlare di non meglio identificate “vendite a catalogo”, senza alcun tipo di certezze, senza scontrino e senza certificazione”.
Il venditore al dettaglio, afferma il presidente “è garanzia di professionalità, offre assistenza e servizi post vendita. Conosce i prodotti per lunga esperienza ed è in grado di consigliare al meglio il consumatore”.
“Proprio in questo periodo di difficoltà economiche, fare acquisti di qualità è ancora più importante. Purtroppo la delocalizzazione e la necessità di ridurre i costi hanno fatto scadere la qualità dei prodotti. Chi come noi si occupa da decenni della distribuzione è in grado di orientare gli acquirenti, che magari al momento spendono qualcosa in più, ma nel corso del tempo realizzano un risparmio, grazie ad un prodotto garantito e corredato di assistenza”.
C'è ancora una nota dolente nel settore, ma non solo: la questione delle Fiere.
“Partecipare alle Fiere diventa sempre più difficoltoso e complesso – spiega Menegotto. - Non è che si può chiudere il negozio per essere allo stand: occorre fare dei turni e non sempre è possibile. Il moltiplicarsi delle fiere nella nostra area ci mette in difficoltà”
“Pordenone, Udine, Treviso, Longarone... tutte le fiere hanno eventi espositivi dedicati ai nostri settori, è impossibile partecipare a ognuno. Ci sarebbero maggiori opportunità se si operasse qualche unificazione, almeno in Regione, come avrebbe prospettato il presidente Serracchiani”.
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