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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

I giovani del Collegio Uccellis di Udine si confrontano sul tema della malattia mentale

I giovani del Collegio Uccellis di Udine si confrontano sul tema della malattia mentale

Udine - Isolare il diverso, fingere che non esista è sempre stato un tratto caratteristico della nostra società. Chi è matto bisogna rinchiuderlo in manicomio, lontano da tutti, e lì deve rimanerci. Possibilmente fino alla morte.

Il folle non è "umano" per la gente "perbene", è più simile a una bestia che va tenuta incatenata in modo che non faccia del male a nessuno. Ma soprattutto alle persone "normali".

L'uomo è destinato a vivere nell'ignoranza se non comincia a capire chi si trova dietro quel muro che non vuole oltrepassare. Ed è il confine che martedì 18 aprile il "Collegio Uccellis" di Udine ha tentato di superare, durante l'assemblea all'auditorium Zanon, dedicata proprio alla malattia mentale, argomento che troppo spesso viene ignorato con facili battute.

L'Educandato, invece, ha voluto prenderlo di petto ed è stato proiettato il film "C'era una volta la città dei matti...", prodotto dalla Rai e basato sulla lotta di Franco Basaglia per chiudere i manicomi. Lo psichiatra, che lavorò a Gorizia e Trieste, cambiò completamente il mondo della medicina, battendosi affinchè i "matti" venissero trattati come persone e non animali da soma.

Proprio nella nostra regione, Basaglia aprì i manicomi e gettò le basi della famosa legge 180 che rivoluzionò la psichiatria, ridando dignità ai malati ricoverati. Un film molto forte che non lascia niente in sospeso, arricchito dalle parole dello psichiatra dott. Renzo Bonn, che conobbe Basaglia di persona a Trieste.

L'ospite ha spiegato agli studenti che il dualismo "matto-criminale" non esiste, i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non lo provano, mentre sono gli stessi malati a essere più spesso soggetti a violenze. Soprattutto le donne.

Ma chi si può dire veramente sano o malato? è una linea cosí sottile che spesso non ci rendiamo nemmeno conto di superare. Fin dal 1904 in Italia c'erano leggi che isolavano i "matti" dalla società perché "pericolosi", degradando quelle persone a "pezzi guasti" di una società malata di sé. Solo alla fine degli anni '70 questo è finito, ma l'isolamento in cui l'Occidente ha deciso di lasciarsi cadere sembra non voler finire. E ciò uccide ancora la dignità degli esseri umani.

Timothy Dissegna

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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